Oggi

IL VANGELODEL­LA DOMENICA

CHE CI MANDA UN AIUTO PER REALIZZARE IL COMANDAMEN­TO DELL’AMORE IL SERMONE SUL MONTE

- Di Mons. Vincenzo Di Mauro - vescovo

Sia nella liturgia romana che in quella ambrosiana, Gesù annuncia un dono: vi manderò un altro Paraclito, che rimanga sempre con voi. Unnome, questo “Paraclito”, che ci lasciaunpo’ perplessi: ma non è forse la terza persona della Santissima Trinità? Così si imparavaam­emoria nell’antico catechismo di San Pio X. E se viene definito come “un altro”, chi sarebbe il primo. Forse dovremmo conoscere meglio questa parola: fondamenta­lmente questo termine indica sostegno, forza, consolazio­ne, vicinanza. E, sicurament­e, Gesù era stato per i suoi discepoli (ma anche per tutto il popolo) sostegno, forza, consolazio­ne, vicinanza. Ma in questo discorso avvenuto durante l’ultima cena, parole assimilabi­li a un testamento orale, Gesù sente, oserei dire “respira”, il disappunto di questi 12 che si sentivano abbandonat­i e non può fare a meno di preannunci­are il dono dello Spirito santo, delParacli­to che avrebbe continuato nei secoli l’opera di sostegno e vicinanza iniziato dal Padre conAbramo, continuato dal Figlio con l’incarnazio­ne e proseguito dallo Spirito fino alla fine del mondo. Qualcuno potrebbe obiettare: ma che discorsi sono? Oppure: ma a noi che cosa può importare questa teologia di bassa lega? E non c’è forse un ricattonel­le parole di Gesù? Sembrerebb­e che questo dono sia legato a un amore, a un’osservanza: «se mi amate, osserveret­e i miei comandamen­ti». Forse, meglio di ogni teologo, comprende questo discorso l’innamorato. Che fa l’innamorato? Ama. Ma che cosa fa per amare meglio? Studia i desideri di chi ama e si propone in ogni suo gesto di realizzare i sogni della persona che ama: se all’amata piacciono le rose bianche, non regala un vagone di fieno (anche se costa di più!); se all’amata piace la spiaggia, l’infinito orizzontem­arino, non la trascina su per le montagne. È l’amore che scruta il cuore dell’amato e ne realizza i sogni, i desideri. Così è con il figlio, l’amico... il figlio buono, l’amico fedele non pretende di fare ciò che vuole, ma si sforza di realizzare quanto sta a cuore al padre, all’amico. In questo senso prende luce e sostanza “l’osservanza del comandamen­to”: realizzare quanto sta a cuore all’altro, non a se stesso.

Osservare i comandamen­ti è la strada sicura da percorrere, per realizzare con certezza quanto il Signore chiede. Durante l’ultima cena, Gesù non declama tutta la Bibbia, non produce un nuovo trattato teologico, dice solamente che quelle dieci regolette, riassunte così bene dall’amore per Dio e per il prossimo, compendian­o ogni “osservanza” e ci fanno “meritare” la supervisio­ne e l’accompagna­mento dello Spirito, maestro non solo nel farci ricordare i comandamen­ti ma nel sostenerci nella realizzazi­one - difficile - del comandamen­to dell’amore: l’unico comandamen­to che rende questo mondo un po’ più umano, vivibile, bello!

Il discorso della montagna,

dipinto del 1877 di Carl Heinrich Bloch. Ritrae Gesù mentre impartisce i suoi insegnamen­ti.

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