Le donne sono in trincea ma non ancora al comando
ANCHE SEMOSTRANOFORZAECOMPETENZA, LEDECISIONI LE PRENDONOGLIUOMINI
Anche in questa emergenza c’è qualcuno che ha voglia di fare polemica: molti (non solo le femministe) si lamentano che ci sono poche donne nei posti decisionali. Lo dico da donna: mi sembra una discussione inutile, considerato che ci sono ben altri problemi, e ben più gravi, da affrontare con urgenza. Trovo davvero inopportuno - in piena emergenza sanitaria - impuntarsi sulle quote rosa.
IGiorgia nveceame non sembra inutile riflettere, una volta di più, sul ruolo delle donne. L’emergenza sanitaria richiede tutta lanostraattenzioneetutti i nostri sforzi, ma non ci rende ciechi dinanzi a un dato di fatto che – pur evitando le polemiche – non può essere ignorato: mentre i Tg ci inondano di immagini di dottoresse, infermiere, scienziate, ricercatrici, farmaciste, maestre, operaie, professoresse ecc. intente a svolgere il loro lavoro, nei ruoli di vertice fondamentaliper la complessivagestione del problema vediamo solo uomini.
Sono uomini il capo della Protezione civile e il Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell’emergenza epidemiologica; uomo è anche il capo della task force che dovrà pianificare la cosiddetta fase 2, quella del ritorno alla cosiddetta normalità, task force in cui – su 17 componenti – solo quattro sono donne. Alla conferenza stampa delle 6 del pomeriggio, l’unica donna è quella che, in un rettangolino dello schermo, traduce i discorsi degli uomini nella lingua dei segni.
Ancora una volta questo dato si potrebbe leggere così: le donne ci sono sempre quando c’è da rimboccarsi le maniche (a volte anche rischiando la vita), dunqueci sononellecorsiedegli ospedali, nel silenzio delle case (tra smartworking, faccende domestiche, figli da accudire e seguire negli studi, anziani da sostenere), alle casse dei supermercati, nei laboratori. Non
dimentichiamopoi le tantissime vittime di violenza domestica, che in una situazione di convivenza forzata sono ancora più fragili ed esposte. Le donne però non ci sono mai quando si tratta di sedersi a una scrivania o a un tavolo di lavoro per pianificare e assumere decisioni di alto livello in materia di emergenza virale. Viene spontaneo domandarsi perché. In questo drammatico frangente le donne non sono certo state da meno degli uomini e dispiace che il loro patrimonio di competenza, sensibilità, coraggio e abnegazione nonsia stato tenuto nella dovuta considerazione quando si è trattato di individuare le persone chiamate a operare a livelli superiori della vita politica, civile ed economica del Paese: avrei trovato naturale che, su scala più ampia, si replicassequello che sta succedendo in tante famiglie italiane, dove l’emergenza e la necessità di contrastare un nemico insidioso e sconosciuto hanno stimolato un’inedita comprensione e collaborazione, un maggior riconoscimento del ruolo delle donne in quelle piccole squadre di padri, madri e figli tutt’insieme organizzati e determinati, ciascuno per la propria parte, a superare le difficoltà. Mi chiedo quando, nel nostro Paese, anche ai livelli superiori si potrà trovare una squadra composta in egual misura di donne e uomini, con ruoli e poteri equamente distribuiti, per lavorare al raggiungimento di un unico obiettivo: il bene comune.