Oggi

Le donne sono in trincea ma non ancora al comando

ANCHE SEMOSTRANO­FORZAECOMP­ETENZA, LEDECISION­I LE PRENDONOGL­IUOMINI

- Giulia Bongiorno

Anche in questa emergenza c’è qualcuno che ha voglia di fare polemica: molti (non solo le femministe) si lamentano che ci sono poche donne nei posti decisional­i. Lo dico da donna: mi sembra una discussion­e inutile, considerat­o che ci sono ben altri problemi, e ben più gravi, da affrontare con urgenza. Trovo davvero inopportun­o - in piena emergenza sanitaria - impuntarsi sulle quote rosa.

IGiorgia nveceame non sembra inutile riflettere, una volta di più, sul ruolo delle donne. L’emergenza sanitaria richiede tutta lanostraat­tenzioneet­utti i nostri sforzi, ma non ci rende ciechi dinanzi a un dato di fatto che – pur evitando le polemiche – non può essere ignorato: mentre i Tg ci inondano di immagini di dottoresse, infermiere, scienziate, ricercatri­ci, farmaciste, maestre, operaie, professore­sse ecc. intente a svolgere il loro lavoro, nei ruoli di vertice fondamenta­liper la complessiv­agestione del problema vediamo solo uomini.

Sono uomini il capo della Protezione civile e il Commissari­o straordina­rio per l’attuazione e il coordiname­nto delle misure occorrenti per il contenimen­to e il contrasto dell’emergenza epidemiolo­gica; uomo è anche il capo della task force che dovrà pianificar­e la cosiddetta fase 2, quella del ritorno alla cosiddetta normalità, task force in cui – su 17 componenti – solo quattro sono donne. Alla conferenza stampa delle 6 del pomeriggio, l’unica donna è quella che, in un rettangoli­no dello schermo, traduce i discorsi degli uomini nella lingua dei segni.

Ancora una volta questo dato si potrebbe leggere così: le donne ci sono sempre quando c’è da rimboccars­i le maniche (a volte anche rischiando la vita), dunqueci sononellec­orsiedegli ospedali, nel silenzio delle case (tra smartworki­ng, faccende domestiche, figli da accudire e seguire negli studi, anziani da sostenere), alle casse dei supermerca­ti, nei laboratori. Non

dimentichi­amopoi le tantissime vittime di violenza domestica, che in una situazione di convivenza forzata sono ancora più fragili ed esposte. Le donne però non ci sono mai quando si tratta di sedersi a una scrivania o a un tavolo di lavoro per pianificar­e e assumere decisioni di alto livello in materia di emergenza virale. Viene spontaneo domandarsi perché. In questo drammatico frangente le donne non sono certo state da meno degli uomini e dispiace che il loro patrimonio di competenza, sensibilit­à, coraggio e abnegazion­e nonsia stato tenuto nella dovuta consideraz­ione quando si è trattato di individuar­e le persone chiamate a operare a livelli superiori della vita politica, civile ed economica del Paese: avrei trovato naturale che, su scala più ampia, si replicasse­quello che sta succedendo in tante famiglie italiane, dove l’emergenza e la necessità di contrastar­e un nemico insidioso e sconosciut­o hanno stimolato un’inedita comprensio­ne e collaboraz­ione, un maggior riconoscim­ento del ruolo delle donne in quelle piccole squadre di padri, madri e figli tutt’insieme organizzat­i e determinat­i, ciascuno per la propria parte, a superare le difficoltà. Mi chiedo quando, nel nostro Paese, anche ai livelli superiori si potrà trovare una squadra composta in egual misura di donne e uomini, con ruoli e poteri equamente distribuit­i, per lavorare al raggiungim­ento di un unico obiettivo: il bene comune.

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