Oggi

Gian Antonio Stella

«Se il Covid-19 è una guerra, il secondo conflitto mondiale cos’era?»

- di Valeria Palumbo

TCORRIERE roppo presto per giudicare che cosa è realmente successo e come abbiamo reagito», premette Gian Antonio Stella, 67 anni, firma storica del Corriere della Sera, autore di best seller come La Casta e L’orda (l’ultima sua fatica è Diversi, edito da Solferino). «Certo è che paragonare l’epidemia di Covid-19 alla Seconda guerra mondiale significa non avere memoria». Anche per questo, per rinfrescar­e un po’ la memoria di quella catastrofe, Oggi dedica un numero speciale a L’Italia in guerra. L’occasione sono gli 80 anni dal 10 giugno 1940, quando Benito Mussolini, convinto che la Germania avesse già vinto il conflitto e che una Francia in ginocchio non avrebbe opposto resistenza, gettò il Paese nel peggior disastro della sua storia. Ne uscimmo, dopo cinque anni, piuttosto miracolosa­mente. Anzi, migliori. «Beh, oggi tendiamo a ricordare soltanto le cose belle. Mamica andò tutto bene», puntualizz­a Stella. «Così come in questo periodo, lo ammetto, sono stato da subito scettico sullo slogan: “andrà tutto bene”».

Però allora c’era qualcosa di diverso nell’aria…

«La capacità di essere felici con niente. Gli italiani riuscivano a trovare appassiona­nte pure il tiro alla fune. Non si aspettavan­o troppo e sapevano che ricomincia­re sarebbe stato complicato. Ricordo un reportage sul paesino calabrese Africo, di Tommaso Besozzi su L’Europeo, nel 1948, con le foto di Tino Petrelli: la povertà era assoluta. In uno scatto i bambini, a scuola, scalzi, laceri, si scaldano con un catino di carbonella».

Non può essere, dunque, che 75 anni fa eravamo già abituati a essere poveri?

«Prima della guerra, però, le condizioni erano migliorate. Comunque, il miracolo ci fu: la produzione industrial­e si riprese in modo tumultuoso. Nel 1947 era ancora ferma al 70% rispet

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