Anziani e vaccino: che insegnamento ci danno?
LORICEVERANNO DOPO MEDICI E INFERMIERI, DANDOUNESEMPIODICORAGGIOEALTRUISMO
Spesso si pensa alla vecchiaia come a un tempo della vita che, in quel preciso momento, è una condizione senza futuro, da rimuovere e da combattere. Ma, in verità, un futuro i vecchi ce l’hanno. Sono il 23% della popolazione italiana e il futuro dei vecchi è dare un esempio di futuro ai giovani.
E il dovere di chi è giovanissimo, giovane o adulto e nel pieno delle forze della sua maturità, è di consentire agli anziani di rendere questo loro passaggio un autentico momento di redde rationem, di rendersi conto, rispettando i cambiamenti, i tradimenti del corpo e della mente
che li avvicineranno alla meta finale. È un punto di svolta beneficato dalla comprensione che questo destino appartiene ed è comune a tutti.
Per gli anziani, poi, il modo migliore per garantirsi un futuro possibile è comprendere quale loro traccia rimarrà per sempre
e se riusciranno a passare “il testimone” delle loro esperienze, di come hanno attraversato e attraversano la vita (come esempio e monito positivo o negativo).
Così, il loro sottoporsi per primi - dopo medici e infermieri - alle somministrazioni del vaccino “liberatore”, per dimostrare che anche questa virale calamità potrà essere sconfitta, è dare un esempio di coraggio e di altruismo, seppure dettato dalla necessità e dal desiderio di sconfiggere il contagio.
Dire oggi a quegli anziani che sceglieranno di vaccinarsi chela loro disponibilità è un modo di riconoscere-difronte ai giovani - la scienza e le competenze di tanti ricercatori, potrebbe consentire loro di affrontare, conmeno paure e più speranze possibili, questa nuova prova.