Vaccino parla italiano
re i test nelle varie fasi e aspettare l’autorizzazione. Ma, come hanno fatto gli altri, ci muoviamo in parallelo: sperimentazione e sviluppo della produzione. E i fondi dovrebbero di nuovo arrivare dalle istituzioni». Arcuri ha detto che il governo entrerà in Reithera con una società pubblica.
CUORE A ROMA
L’azienda, in realtà, non ha un cuore finanziario nostrano: è controllata al 100% da Keires Ag, società di diritto privato con sede a Basilea, in Svizzera. Ma ha un quartiere generale italiano nel Tecnopolo di Castel Romano, a Roma. Lì, 110esperti si dividono tra il laboratorio di ricerca e sviluppo, dove nascono le idee e dove è stato creato il vaccino (ne avevano già messo a punto uno simile contro Ebola, non in commercio); il laboratorio per lo sviluppo della produzione; e l’officina farmaceutica che, seguendo le linee guida di Ema e Aifa, ha prodotto il primo lotto. Il vaccino assomiglia a quelli di AstraZeneca e Johnson & Johnson e a Sputnik V, ovvero utilizza un adenovirus, un virus del raffreddore del gorilla, per trasportare le istruzioni genetiche per la produzione, nelle nostre cellule, della famigerata proteina “spike”, la chiave che SarsCov-2 usa per infettarci. Il nostro sistema immunitario la riconosce come estranea e impara a distruggerla. «Abbiamo scartato, come vettori, gli adenovirus umani, scelti da Sputnik, perché molti di noi li hanno già incontrati e quindi hanno sviluppato una memoria immunitaria che distruggerebbe il vaccino prima che faccia effetto. E abbiamo puntato su un tipo di adenovirus del gorilla che, ovviamente, non si replica nelle nostre cellule, ma che provoca una risposta di anticorpi molto forte. È lo stesso tipo che è stato scelto, sia pure in versione “umana”, da Sputnik».
I vaccini a vettori sono più costosi da produrre di quelli, rivoluzionari, a Rna messaggero, che però hanno maggiori problemi di stabilità: basti pensare ai – 70 gradi a cui va conservato quello Pfizer. «GRAd-COV2 si conserva invece in un normale frigorifero, tra 2 e 8 gradi», spiega Colloca. «In più si basa su una tecnologia ormai matura, la stessa che ha permesso di mettere a punto il siero anti-Ebola. L’emergenza ha reso indispensabile la capacità di passare da una produzione di centinaia di migliaia di dosi a centinaia di milioni». Però GRAd- COV2 ha un vantaggio rispetto ai concorrenti già in commercio: è monodose. «Ci puntavamo sin dall’inizio, proprio per la gravità dell’epidemia e il bisogno di vaccinare più persone possibili. La fiducia che fosse sufficiente ci veniva dalla nostra esperienza. Sapevamo che bastava dai modelli animali. I risultati sono incoraggianti» Quindi i prossimi passi? «La conferenza stampa allo Spallanzani presentava i risultati su 45 volontari tra 18 e 55 anni. Presto avremo quelli di un altro gruppo da 45, sopra i 65 anni. Dopo entreremo nella fase 2 con 900 volontari: sul sito dello Spallanzani c’è la chiamata per chi volesse offrirsi volontario». L’invito avverte che, chi passerà la visita, ne dovrà affrontare altre otto in sette mesi. Ma, come ci ha detto più volte Massimo Ciccozzi, responsabile della unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma: «Dovremmo imparare a convivere con questo virus che cercherà di adattarsi sempre di più a noi». Di vaccini continueremo ad avere bisogno.