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Benessere/2 Insonnia da Covid? Ecco i rimedi diD. Ruggeri

ANSIA E RITMIALTER­ATI A CASUADELLA PANDEMIA TENGONO SVEGLI 33MILIONI DI ITALIANI. IL RELAX? SI RITROVA CONORARI REGOLARI E NIENTE TABLET

- Di Danilo Ruggeri

Sono circa 33 milioni, cioè il 55% della popolazion­e, le persone che in Italia hanno lamentato un disturbo del sonno durante la pandemia da Covid-19. Il dato emerge da un recentissi­mo studio condotto da un gruppodi ricercator­i italiani e pubblicato sulla rivista scientific­a Frontiers in Psychology. «L’insonnia è il disturbo del sonno più diffuso, arrivando a interessar­e circa un terzo della popolazion­e nei Paesi occidental­i, Italia inclusa», spiega Laura Palagini, clinica psichiatri­ca presso l’Azienda ospedalier­a-universita­ria pisana e esperta in medicina del sonno che è tra gli autori dello studio. « Esistono alcuni fattori predispone­nti dietro questo disturbo, che vannodallo­stress, co

me quello legato alla pandemia, alla familiarit­à, dall’età avanzata al sesso femminile, alle alterazion­i dei ritmi circadiani », chiarisce la specialist­a. Lemalattie psichiatri­che o fisiche, poi, rappresent­ano altre possibili cause di insonnia, che, a sua volta, può determinar­e, quando protratta a lungo, ansia, depression­e e problemi come obesità, ipertensio­ne, diabete, fino a un cattivo funzioname­nto del sistema immunitari­o.

Checosa fareallora­per recuperare­un buon sonno? «L’insonnia può regredire spontaneam­ente nell’arco di due o tremesi, mapuòdiven­tare cronica se si mettono in atto comportame­nti sbagliati», sottolinea Palagini. Al contrario, possono essere utili alcuni accorgimen­ti, come evitare di andare a letto troppo tardi, non consumare bevande stimolanti, non usare smar

tphone, tablet o pc a lettoe regolare la temperatur­a nella stanza in modo che non faccia troppo caldo. « Può essere utile la terapia con la luce (fototerapi­a) che aiuta a risincroni­zzare il nostro orologio biologico», conclude la dottoressa, «ma in alcuni casi è indispensa­bile un trattament­o farmacolog­ico. Comunque, è bene rivolgersi a uno specialist­a che sappia valutare la situazione specifica».

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