Oggi

LaShoah e l’oblio

Perché bisogna parlare dell’Olocausto

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RISPONDE Liliana Segre

Perché è un lungo percorso. Lo dico anche da nonna. Occorre lavorare sin da subito in quella stanza dei bottoni, nella quale l’individuo- bambino pensa e percepisce se stesso e gli altri e il modo in cui agisce e interagisc­e. Una prateria sterminata, nella quale ci fa però da fil rouge la nostra Costituzio­ne, “quell’esercizio di grazia e cortesia” civile che ci fa tenere la barra dritta anche nelle notti senza luna. Stimolare, allenare, perfeziona­re, elevare a potenza ennesima il senso civico dei bambini è una “misura preventiva”, un vaccino universale contro l’indifferen­za. Penso a una favola, quella del colibrì, un piccolo uccellino che cercò di domare l’incendio della foresta portando nel becco una goccia d’acqua alla volta: era la sua misura antincendi­o.

Il Re della foresta lo chiamò per dirgli che mai sarebbe riuscito a domare l’incendio. « Forse», rispose il colibrì, «ma intanto faccio lamia parte».

Fare la propria parte significa essere cittadini, membri di diritto del consorzio civile.

Si diventa cittadini sui banchi di scuola, in famiglia, al parco giochi. Cittadini si diventa per imitazione, proprio come insegnava Charles Darwin, l’inascoltat­o.

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senatrice a vita, superstite dell’Olocausto

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