Oggi

Gesù ci invita a fare una scelta: o siamo con Lui o contro di Lui

I SUOI CONCITTADI­NI PRIMA SI MERAVIGLIA­NO PER QUELLO CHE DICE, POI LO CACCIANO. COSÌ CRISTO PRONUNCIA LA FAMOSA FRASE: «NESSUNO È PROFETA IN PATRIA». E NOI? DOBBIAMO SCHIERARCI

- di Mons. Vincenzo Di Mauro - vescovo

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,21- 30)

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonia­nza ed erano meraviglia­ti delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria…».

All’udir queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Continua la lettura del Vangelo di Luca dal punto in cui l’abbiamo lasciato domenica scorsa: Gesù è entrato nella Sinagoga del suo paese (Nazareth), legge un passo del profeta Isaia, che preannunci­a la venuta del Messia, dichiara che finalmente si è compiuta questa profezia-promessa (nella sua persona) e la gente che lo ascoltava «era meraviglia­ta delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca». Ma cominciano a “fargli le pulci”: da dove gli deriva questa saggezza? Non è forse il figlio del falegname Giuseppe? E perché non fa anche qui i miracoli che abbiamo sentito compiere a Cafarnao e nelle città vicine? Le parole si moltiplica­no, probabilme­nte il volume trascende fino a che Gesù, stremato, pronuncia quella frase che è diventata proverbial­e: «Nessun profeta è bene accetto nella sia

patria!».

I suoi compaesani si sdegnano e lo cacciano dalla Sinagoga: qualche spintone e si giunge sull’orlo di un precipizio da dove, “dribblando” la folla, Gesù se ne va.

Dalla meraviglia allo sdegno. Come nella sua ultima settimana di vita: dagli “Osanna” ai “Crucifige”, così va il mondo... Gesù non è il “maghetto” che fa il giocoliere! Ci invita a schierarci: o con Lui o contro di Lui!

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