Attenzione: l’alitosipuò essere la spia di disturbi lontani dalla bocca
L’alitosi o alito cattivo preoccupava anche gli abitanti della Mesopotamia, che 5 mila anni fa utilizzavano uno stuzzicadenti in metallo per pulirsi la bocca. Oggi, la cosiddetta “fiatella” affligge una persona su due e negli StatiUniti si spende 1 miliardo l’anno per i masking tool: mentine, collutori per mascherare lo sgradevole odore. «Nell’80% dei casi la causa risiede nella bocca. Una scarsa igiene orale determina il ristagno dei cibi e favorisce l’aumento della placca batterica », spiega Andrea Pilloni, docente di Parodontologia all’Università La Sapienza di Roma. «L’alito cattivo può essere la spia di una parodontite, infezione provocata da batteri che producono zolfo volatile, o avere una causa distante dalla bocca: un’infezione polmonare, la gastrite o l’ulcera, così come il diabete o un problema renale. Anche le tonsille possono essere responsabili del disturbo: succede quando nelle cripte, piccole fosse tonsillari, si crea una placca che si calcifica formando dei piccoli sassolini noti come tonsilloliti, che devono essere eliminati. È l’igiene orale, in particolare la pulizia meccanica, la prima arma contro l’alitosi.
« Oltre a lavarsi i denti, è importante spazzolare tutte le mattine la lingua, usando lo spazzolino o un attrezzo specifico, il nettalingua, per detergere bene anche la parte posteriore, più contaminata», suggerisce l’esperto. «Se il disturbo persiste, occorre interpellare il dentista che, oltre a spiegare come eliminare in maniera efficace la placca batterica, potrà identificare e curare la causa».