PERCHÉ LE BALENE NON SI AMMALANO DI CANCRO?
Per dimensioni e longevità dovrebbero sviluppare tumori. Invece no. Studiarne i geni potrà aiutarci
Èla domanda che si stanno ponendo i ricercatori di tutto il mondo, a cominciare da quelli del Wellcome Sanger Institute di Cambridge e della Società zoologica di Londra. Parte dal cosiddetto "Paradosso di Peto", dal nome dello statistico britannico, Richard Peto, che, per primo, si è accorto di una "contraddizione": se i tumori derivano da un errore o mutazione durante la duplicazione delle cellule e quindi dei geni, perché bestie enormi come elefanti e balene, che pure vivono molto più a lungo (le balene fino a 200 anni) e quindi devono rinnovare molte più cellule, non si ammalano, mentre i topi, che vivono due o tre anni e sono piccoli, sì? Sappiamo che nei tessuti tumorali si trovano geni modificati. Ma l’equazione "dimensioni più longevità uguale maggior rischio di errore" non sembra funzionare. Non sempre, almeno: per esempio, i topi si ammalano spesso e i pipistrelli, che sono molto simili a loro, molto meno. Certo, non abbiamo ancora abbastanza dati sugli animali. Però sappiamo che gli elefanti, che hanno grandi cervelli, molto raramente sviluppano tumori, a differenza dei bambini, che ne hanno anche di cerebrali. E sappiamo che gli esseri umani, rispetto ai pachidermi, hanno dieci volte meno il gene P53, che funziona da soppressore tumorale e regola il ciclo cellulare prevenendo le mutazioni. La chiave, dunque, potrebbe essere lì: in proteine o geni "protettori" che negli uomini sono meno presenti che in balene ed elefanti. Studiarli diventa, così, essenziale per la nostra salute.