IL MIO ANTONIONI ABITA QUI
Il primo incontro? Era alto, magro, bello. Aveva 55 anni, io solo 18. Ma non glielo dissi
— Enrica Fico moglie di Antonioni
«In questo casale, a Trevi, riceveva Coppola e Wim Wenders, raccontava barzellette e giocava a ping pong», ricorda Enrica Fico, per 35 anni moglie del grande maestro. A cui ora la sua città, Ferrara, dedica un museo. «Dove finirà anche un oggetto che mi è caro. E che è molto più di un pezzo di ferro»
I «n questo pezzo di ferro c’è tutta la forza di Michelangelo». Enrica Fico, 72 anni, per 35 moglie di Antonioni, ha in mano una statuetta che il regista ricevette nel 1995. In realtà non è di ferro ma di bronzo placcato in oro, è l’Oscar alla carriera. «Mi dispiace privarmene ma avevo promesso di donarlo allo Spazio Antonioni quando sarebbe stato inaugurato a Ferrara, la sua città».
Venerdì 31 maggio, all’ex Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari, uno spazio espositivo accoglierà una selezione del prezioso fondo ceduto dal maestro al Comune per creare un luogo dove appassionati e studiosi potranno conoscerne meglio l’opera, tra oltre 47 mila tra documenti, pellicole, quadri e oggetti. In pratica, un museo permanente, curato da Dominique Païni, già direttore della Cinémathèque Francaise e del dipartimento culturale del Centre Pompidou. Enrica Fico parla a Oggi del grande amore della sua vita nella loro casa di Trevi, buen ritiro della coppia. Nelle campagne umbre il regista ci capitò per lavoro e lì voleva dar vita ad un progetto ardito: creare una scuola di regia per bambini dai cinque ai tredici anni. «Il Comune di Spello gli mise a disposizione villa Costanzi per un anno ma più che l’interesse per i bambini, verso i quali sinceramente Michelangelo non aveva grande trasporto, gli piaceva l’idea di avere attorno come docenti registi, scrittori e artisti». Nel 1979, però, Antonioni acquista un vecchio casolare che diverrà luogo del cuore frequentato da Francis Ford Coppola, Wim Wenders, l’amico di sempre Tonino Guerra... Qui sono state scritte le sceneggiature di alcuni film, come Al di la delle nuvole ed Eros, in questa casa aveva ripreso a dipingere, una passione che aveva sin dagli anni Sessanta, quando in America conobbe il pittore Mark
Rothko del quale divenne amico. Esperto giocatore di tennis, a Trevi ripiegò su un tavolo da ping pong attorno al quale si batterono un gran numero di ospiti: «Amava ricevere, raccontare barzellette ed essere al centro dell’attenzione», prosegue la moglie. «Nell’albergo di Spello dove prima di questa casa alloggiò in diverse occasioni per molto tempo, giocava a carte con il proprietario, il maresciallo e un cameriere».
Sempre con la preziosa statuetta in mano, Enrica si lascia andare ai ricordi. Anche quelli più dolci. «Cosa trovò in me? Forse la dote migliore che apprezzò subito fu la capacità di ascoltare».
Galeotto per la coppia, all’apparenza improbabile per età e carattere, fu un amico comune, l’artista Eugenio Carmi, che li fece incontrare a un tavolino di un bar a Piazza del Popolo, a Roma. Antonioni aveva 55 anni, lei 18. «Quando lo vidi ebbi l’impressione di trovarmi davanti a un guerriero indiano. Michelangelo teneva molto al suo aspetto fisico, era alto e magro, bello. Non gli dissi subito la mia età, che scoprì qualche tempo dopo».
LA CONQUISTÒ CON LA COLLANA DEL CAPO APACHE
Enrica non aveva alcuna esperienza nel cinema, ma studi artistici alle spalle. Voleva fare scultura e pittura e, vista la passione del regista per l’arte e l’architettura, questo bastò. Lui invece la colpì regalandole, per il primo compleanno che trascorsero insieme, una collana appartenuta a Geronimo, portata dal deserto americano dopo le riprese di
Zabriskie Point.
«Era un sabato quando andammo a cena per la prima volta. Mi chiese se preferissi un posto molto affollato o uno tranquillo. Ovviamente, data la mia età, optai per il primo. Mi ritrovai invece alle otto di sera in un ristorante semivuoto alla Salita del Grillo, a Roma, dove mi suggerì di assaggiare il pasticcio ferrarese, un piatto dolce di pasta e carne», racconta Enrica. «Michelangelo apprezzava il cibo ma se un giorno a tavola si lasciava andare, il giorno dopo mangiava poco. Il suo piatto preferito? Le fettuccine al ragù, ma da buon emiliano anche i cappelletti e tutti i primi piatti. E poi amava il lambrusco».
Buona forchetta e salutista, aveva acquistato alle porte di Roma un terreno che avrebbe poi ospitato animali da cortile e un grande orto; da qui, ogni settimana il contadino partiva alla volta della casa romana con ortaggi, uova e polli. Un orto c’è anche a Trevi, e in ogni luogo dove abbia vissuto. Rigoroso, grande forza interiore, molto competitivo nel suo lavoro e con un carattere non facile, viveva con l’urgenza di fare cinema e restare aggiornato: «Andava ogni giorno a vedere un film anche se non gli piaceva quasi nulla. Amava i thriller, in ogni sua pellicola se ne intravede un po’, ma non amava la violenza di alcuni americani. Seguiva con interesse la serie tv di Montalbano e sono certa avrebbe apprezzato il dinamismo di recenti fiction».
Il suo cinema introspettivo è rimasto nella storia, ha rivoluzionato il modo stesso di concepire inquadrature, luci, movimenti e tempi, sino a Blow Up, Professione Reporter, Zabriskie point: «Era curioso di ogni cosa, poteva stare seduto al tavolo di un bar a osservare la gente che passava e trarne ispirazione, controllava minuziosamente ogni ripresa.
Blow Up, ad esempio, l’ha girato con il cronometro in mano per gestire i tempi delle inquadrature». Quando nel 1996 gira Al di la delle nuvole la moglie è con lui per riprenderne il lavoro, per spiegare il dietro le quinte di un film di Antonioni. Nasce così
Fare un film per me è vivere del quale lei è regista: «Non amava avere intrusioni sul set, tanto meno essere ripreso, mi sono trovata con la macchina in posizioni assurde pur di non disturbarlo».
Oggi Enrica Fico si divide tra una casa al mare e il casale di Trevi dalle cui finestre lo sguardo si perde nel verde umbro: «È in questo luogo che si trova tutto Michelangelo».
Il piatto preferito di Antonioni erano le fettuccine al ragù accompagnate dal lambrusco — Enrica Fico moglie del regista