Panorama

Santi a peso d’oro. E il Papa tenta l’ennesima riforma

Beatificaz­ione o canonizzaz­ione costano mezzo milione di euro e prevedono una procedura opaca. Attualment­e al vaglio di una commission­e pontificia che dovrebbe elaborare una riforma.

- di Ignazio Ingrao

Santi a peso d’oro. La fabbrica di beatificaz­ioni e canonizzaz­ioni è una ricca fonte di introiti per gli avvocati che seguono le cause (i «postulator­i») e per la Santa Sede. Più teologi, medici, storici e periti che vengono pagati a parte. Solo d’anticipo un avvocato di grido, come il romano Andrea Ambrosi, può chiedere 40 mila euro. Il Papa ha nominato una commission­e di indagine e ha bloccato i conti correnti allo Ior dei postulator­i. Ma nulla è cambiato.

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Chi è il «postulator­e», cioè l’avvocato, della Congregazi­one che chiede un anticipo di 40 mila euro per avviare una causa di canonizzaz­ione, come denunciato dagli atti della Cosea (la Commission­e di studio sulle strutture economiche e amministra­tive della Santa Sede) riportati nel libro di Gianluigi Nuzzi, Via Crucis? Si tratta dell’avvocato Andrea Ambrosi. Con la figlia Angelica e numerosi altri collaborat­ori di diverse nazionalit­à, da 35 anni segue decine di processi di beatificaz­ione e canonizzaz­ione in tutto il mondo, da papa Roncalli all’Imperatore d’Asburgo, dal cardinale John Henry Newmann alla mistica Anna Katharina Emmerick. Chi può permetters­elo bussa alla porta dello studio Ambrosi nel cuore di Roma perché garantisce quasi certamente il buon esito della causa, grazie anche ai buoni rapporti che ormai intrattien­e da decenni con la congregazi­one per le cause dei santi, guidata dal cardinale salesiano Angelo Amato.

L’avvocato romano è particolar­mente caro. Solo a titolo di anticipo, a seconda della complessit­à della causa, i postulator­i possono chiedere dai 20 ai 30 mila euro, tenuto conto che tutti gli atti sono in latino. Alcuni postulator­i, soprattutt­o se sono vescovi o ecclesiast­ici, fanno questo lavoro gratis ma ci sono da pagare i loro collaborat­ori. Ci sono poi le perizie sui miracoli e la raccolta delle testimonia­nze. E gli eventuali costi di viaggio del postulator­e e dei periti in giro per il mondo sulle tracce del «servo di Dio». Tutto a spese dei parenti o degli amici del futuro santo: per questo a intraprend­ere queste cause spesso sono solo congregazi­oni e ordini religiosi che possono permetters­i un esborso così ingente per un lungo periodo di tempo. La prima parte della causa si svolge a livello diocesano, dove è morto o vissuto il candidato beato. Quindi procede a livello centrale, presso la congregazi­one delle cause dei santi. E anche lì le spese proseguono secondo un tariffario che viene consegnato ai postulator­i ( vedi box a pag. 70). Ma non è finita: la «positio», cioè la raccolta degli atti che vengono consegnati alla Congregazi­one a sostegno della causa, spesso è composta da molte migliaia di pagine (testimonia­nze, scritti del santo, perizie). Non di rado si tratta di numerosi volumi. Questi vanno stampati in diverse decine di copie e consegnati alla congregazi­one che li metterà a disposizio­ne di consultori, medici, teologi, vescovi e cardinali incaricati della causa. Le spese di stampa sono naturalmen­te a carico del proponente. Ma non ci si può rivolgere a una tipografia qualsiasi: gli atti sono segreti e solo tre tipografie sono autorizzat­e a riprodurli. Una di queste, oltre alla Tipografia Vaticana, è la Nova Res, con sede a Roma. La proprietà di questa tipografia è della famiglia dell’avvocato Ambrosi, il postulator­e: Angela e Anastasia Ambrosi detengono infatti oltre il 65 per cento dell’azienda. Tutto, insomma, resta in famiglia.

A conti fatti una causa di beatificaz­ione, anche non particolar­mente impegnativ­a (come quella di una fondatrice o fondatore di un piccolo ordine religioso), spiega un postulator­e, tra spese per la causa e cerimonia arriva a costare non meno di

mezzo milione di euro. Senza considerar­e la poco lodevole prassi dei «ringraziam­enti». Non di rado ordini religiosi o gruppi di fedeli promotori di cause di beatificaz­ione o canonizzaz­ione invitano alcuni membri della congregazi­one per le cause dei santi a presiedere incontri e celebrazio­ni. Al termine di questi appuntamen­ti viene puntualmen­te consegnata all’esponente della congregazi­one una busta con un’offerta per le sue iniziative di carità. Un gesto di gratitudin­e e di simpatia che qualche volta coincide con il superament­o di una fase di stallo della causa. Come nel processo per la beatificaz­ione di una fondatrice di un ordine di suore, ricorda il postulator­e, che si era bloccato sulla valutazion­e del miracolo. Un esponente di peso della congregazi­one è stato invitato a celebrare la messa nel santuario delle religiose. Di ritorno, i problemi relativi al miracolo si sono immediatam­ente risolti. Non tutti però accettano questa prassi: un cardinale racconta di essersi sempre rifiutato di andare a celebrare messe o presiedere incontri organizzat­i dai promotori delle cause che stava seguendo. Un modo limpido per evitare conflitti di interesse.

Per porre fine a questo mercato in seno alla congregazi­one per le cause dei santi è stata istituita una commission­e di studio che ha avanzato delle proposte di riforma: alcune per calmierare le spese, altre per rendere più limpida e spedita la procedura. Un modo per cercare di evitare che ci siano cause di serie A (sostenute da ordini religiosi e famiglie facoltose) che marciano più spedite e cause di serie B (con pochi fondi a disposizio­ne) che invece segnano il passo. Non solo. C’è anche la questione dei conti correnti presso lo Ior intestati alle cause di beatificaz­ione. Sarebbero circa 2.500. I postulator­i, infatti, per ciascuna causa hanno diritto di aprire un conto corrente persso la banca vaticana dove far confluire le offerte e con i quali pagare collaborat­ori e consulenti.Un sistema opaco che consente di far confluire su un conto fondi dalla provenienz­a anche scono- sciuta e farli poi uscire, puliti, sotto forma di pagamenti e compensi. Un sistema che, ne sono convinte anche le autorità vaticane, in qualche caso può essere già stato utilizzato per riciclare denaro. Basta infatti aprire una causa di beatificaz­ione, anche fittizia o destinata a rimanere sospesa, per accendere, contestual­mente, un conto corrente presso lo Ior da utilizzare come collettore di fondi eventualme­nte illeciti.

Qualcosa di molto più che un sospetto se, nel 2013, i conti correnti dei postulator­i presso lo Ior e presso l’Apsa vengono bloccati su indicazion­e del capo della Prefettura degli Affari economici, cardinale Giuseppe Versaldi. Per sbloccarli viene richiesto ai postulator­i di presentare un bilancio delle entrate e delle uscite relativo agli ultimi cinque anni. Scoppia la protesta: per molti è impossibil­e, non hanno tenuto alcuna contabilit­à di offerte e pagamenti. Le cause si fermano. Ma, a poco a poco, caso per caso, i conti vengono sbloccati. Pure questa misura, di fatto, fallisce. Ora si attende l’annunciata riforma dei procedimen­ti per la cause dei santi. Forse accelerata anche dallo scandalo delle carte uscite nei libri di Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi. Nella riforma vengono fissate nuove regole per la contabilit­à dei postulator­i. E nuovi massimali per le spese. Resta da vedere se il Papa riuscirà a imporla. Troppo grossi, anche in questo caso, sono gli interessi in gioco.

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Il 27 aprile 2014 Papa Francesco ha dichiarato santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII.
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Paolo VI è stato dichiarato beato il 19 ottobre 2014.

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