Giochi con affari a 9 zeri
Con videogame e passatempi ipnotici, piccole aziende sono diventate colossi milionari. Come dimostra il caso di Candy Crush Saga.
Prima ha ipnotizzato mezzo miliardo di persone, convincendole a consumare i polpastrelli allineando caramelle digitali sullo schermo. Poi ha ammaliato il gigante dei videogame Activision Blizzard, lo stesso di
Call of Duty, che pochi giorni fa di miliardi ne ha spesi quasi sei per comprare la sua azienda. L’italiano Riccardo Zacconi, cofondatore della londinese King, è il re dell’intrattenimento su smartphone, tablet e Facebook, dove la sua creatura più fortunata, Candy Crush Saga, supera i 50 milioni di utenti. Felici di scucire qualche euro per bonus, aiutini assortiti, vite extra.
Il segreto è proporre passatempi immediati,
semplici, in grado di scatenare dipendenza. Niente di nuovo, in verità: i principali titoli di successo della storia (vedi classifica a fianco) poggiano su logiche analoghe. A evolvere è il luogo del consumo: secondo la società di ricerche Newzoo, quasi 33 dei 91 miliardi generati dall’industria dei videogame nel 2015 arriveranno dai dispositivi mobili, mentre le console si fermeranno a quota 25. Siamo ancora all’inizio: la fetta di cellulari e tavolette salirà a 55 miliardi entro il 2019.
Il punto è che le caramelle di King pagate a peso d’oro non sono l’eccezione, ma uno dei casi di piccole software house diventate colossi con valutazioni a nove zeri. A farle lievitare sono state soprattutto le dinamiche social: la regola nei titoli è coinvolgere o sfidare gli amici virtuali. La competizione, da sempre, si dimostra uno straordinario veicolo di contagio. E di guadagno.