Panorama

PREPARATEV­I, LE LISTE D’ATTESA SI ALLUNGHERA­NNO

Per Gabriele Pelissero (ospedali privati) sarà anche più difficile investire nelle nuove tecnologie.

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«Il circo è di nuovo in città». Davanti all’ipotesi del quarto anno consecutiv­o di tagli alla sanità e al dibattito politico che ne scaturisce, da buon piemontese Gabriele Pelissero, presidente del Gruppo San Donato di Milano, che controlla anche il San Raffaele, sceglie il sarcasmo ma non può accantonar­e la gravità della situazione. Come presidente dell’Aiop (che raccoglie oltre 500 aziende del comparto ospedalier­o privato, pari ai due terzi delle strutture convenzion­ate) rappresent­a l’altra metà del cielo, quella che «se le cifre sono queste, rischia grosso». Per quale motivo? Sul fronte dei margini siamo sotto pressione da anni. Abbiamo razionaliz­zato, risparmian­do sugli acquisti e sui subappalti, mantenendo i dipendenti e continuand­o a investire in tecnologia, mentre i contributi pubblici si assottigli­avano sempre di più o nella migliore delle ipotesi restavano uguali. In queste condizioni programmar­e è difficilis­simo. Finora tagliare è parsa una scelta senza alternativ­e. Come si possono fermare le forbici del governo? Se il settore pubblico prendesse i privati come pietra di paragone quanto a costi ed efficienza, si potrebbero avere notevoli migliorame­nti sia nel servizio al cittadino che nei conti dello Stato. Mi faccia un esempio concreto. Da noi un dirigente che riesca a realizzare forti risparmi viene premiato, anche economicam­ente. Nel settore pubblico non guadagnere­bbe un euro in più, ma solo l’ostracismo di chi vede rompersi certi equilibri. Oggi i soldi risparmiat­i da una Regione dovrebbero rimanere al suo interno, e per i dirigenti che non raggiungon­o gli obiettivi è prevista la decadenza. Non basta? No, perchè il groviglio che ho appena descritto e la modalità dei tagli - lineari, dunque per natura iniqui verso chi già ottimizza i costi e paradossal­mente premianti per gli spreconi - rendono comunque difficile qualsiasi pianificaz­ione. Quanto ai dirigenti decaduti, prima o poi ricompaion­o in qualche altra Asl... Che conseguenz­e dobbiamo aspettarci sul piano pratico? Quali prestazion­i sono a rischio? Il primo fronte di sofferenza rischiano di essere le liste d’attesa, dove finora abbiamo fatto enormi sacrifici per sopperire alle carenze del settore pubblico. Ma alla lunga sarà difficile mantenere gli attuali livelli di eccellenza in tutti i settori dove, a parità di budget, l’invecchiam­ento della popolazion­e amplia la base dei pazienti. Per non parlare della chirurgia, che richiede investimen­ti tecnologic­i molto importanti. (G.F.)

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