La sfida di Palermo
La città, come tutta la Sicilia, è stata colpita dalla recessione in maniera molto dura. Ma la ripresa ormai è arrivata e adesso bisogna recuperare il terreno perduto. Le start-up più innovative lo stanno già facendo.
«La Sicilia è nella top ten nazionale per numero di start-up, con ormai 226 imprese iscritte al registro speciale. E questo numero aumenta di giorno in giorno, dimostrando che c’è un’Isola che cresce a passo svelto e che continua a investire su ricerca e tecnologia»: Antonello Montante, imprenditore, presidente di Unioncamere siciliana, pesa le parole. E vuole sottolineare un fenomeno virtuoso che prosegue ormai da tempo: «È un segnale positivo che ci indica la strada per il futuro, una strada che passa per la valorizzazione delle idee smart e, più in generale, delle opere di ingegno. Bisogna diffondere il più possibile tutti gli strumenti che promuovono sviluppo e ricerca e tra questi rientra sicuramente il patent box, un importante regime fiscale che va a favore di chi investe in attività immateriale e che è stato fortemente voluto dalle nostre imprese». In effetti, i dati raccontano una bella effervescenza di iniziative imprenditoriali: tra giugno e ottobre, sull’isola, sono nate 58 startup innovative, una ogni tre giorni. E nel frattempo, le nuove iscrizioni di imprese all’anagrafe delle Camere di commercio, in valori assoluti, sono state 5.435 contro le 3.881 cessazioni, con un tasso di crescita pari a +0,34 (media nazionale +0,33 per cento). A livello provinciale, in Sicilia la performance migliore si è registrata a Palermo con un saldo positivo di 553 unità pari a un tasso di crescita di 0,58 per cento, posizionando il capoluogo siciliano anche al quarto posto della classifica nazionale. Certo, il Pil che dà segnali di ripresa ancora deboli e la disoccupazione complessiva al 44 per cento sono ancora dati assai gravi, ma la fase discendente dell’economia è stata mitigata – anche secondo i rilievi della Fondazione Curella - da un ritorno in positivo degli investimenti delle imprese sui beni strumentali (+1,5 per cento), e da uno primo, sia pur parziale, recupero degli investimenti in costruzioni, che hanno frenato il calo al -2,5 per cento dopo essere sprofondati a -8,8 per cento nei sei anni precedenti.