Panorama

Terremoto, ecco la legge insabbiata

La riforma della Protezione civile punta sulla prevenzion­e. Ma attende da un anno di essere approvata.

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C’è voluta una scossa di terremoto di magnitudo 6.3 per smuovere le acque sulla proposta di legge delega per la riforma della Protezione civile, ferma da ormai un anno in Senato. Presentata il 7 agosto 2014, è stata approvata dalla Camera nel settembre 2015. Ma dopo che è stata assegnata alle commission­i Ambiente e Affari costituzio­nali di Palazzo Madama, se ne sono perse le tracce per pura sciatteria (le due commission­i ancora non si accordano sulle date di convocazio­ne). Ora, però, in seguito al violento sisma che ha devastato il centro Italia, in molti chiedono che venga varata al più presto. Tuttavia, potrebbero volerci ancora mesi, se non anni.

La legge delega per il riordino delle disposizio­ni legislativ­e in materia di sistema nazionale della Protezione civile punta molto sull’attività di prevenzion­e. Prevede anche l’istituzion­e di meccanismi e procedure per la revisione e la valutazion­e periodica dei piani di emergenza comunali. Non solo. «Questa legge permet- terà anche di intervenir­e nell’ambito delle modalità operative della Protezione civile durante la fase della primissima emergenza, per esempio per quanto riguarda l’acquisizio­ne di materiali per il soccorso», spiega a Panorama la deputata Chiara Braga, prima firmataria della proposta di legge nonché responsabi­le nazionale Ambiente del Pd. La legge avrà poi un impatto sul processo di ritorno alla normalità dopo le catastrofi. Ciononosta­nte, in questi mesi il Parlamento ha pensato bene di dare la precedenza ad altre questioni, ritenute evidenteme­nte più importanti.

Entro fine settembre, ora che in Senato si è concluso l’ulteriore ciclo di audizioni a cui la proposta di legge delega è stata sottoposta, sapremo se il testo subirà delle modifiche. Ma in questo caso la legge non verrà approvata prima del 2017, dal momento che dovrà tornare alla Camera per essere riesaminat­a. E poi dimenticat­a fino al prossimo terremoto? (Francesco Bisozzi)

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