Asia centrale a rischio dopo la morte del dittatore uzbeko
Transizione di potere in Uzbekistan. È deceduto all’età di 78 anni il leader uzbeko Islam Karimov, primo e unico presidente della Repubblica ex sovietica dalla proclamazione dell’indipendenza, nel 1991, a oggi. Sebbene abbia spesso avuto comportamenti discutibili e contrari ai diritti umani (è stato accusato di aver autorizzato la tortura degli avversari politici), la sua morte lascia un vuoto nel più popoloso degli Stati dell’Asia centrale. Rappresenta anche un motivo di incertezza per tutta la regione, che perde uno dei pochi leader in grado di garantire la stabilità dell’area. Karimov ( nella foto, i funerali) era stato in grado di garantire una costante crescita economica, di rendere l’Uzbekistan un bastione nella lotta contro l’integralismo islamico. Ma anche di porsi come interlocutore affidabile per le tre potenze interessate ad accrescere il proprio ruolo nell’area. Ossia Usa, Russia e Cina.
ti, Mana’a le ha fatte arrivare agli houthi, proprio quando la provincia di Sa’da era sotto il loro controllo. La guerra dello Yemen ha già mietuto oltre 10 mila vittime, 4 mila delle quali civili. Nonostante l’embargo Onu che dal 2010 vieta di fare affari con Mana’a perché «mercante di morte», altre 11 mila armi da fuoco brasiliane erano pronte per essere inviate agli houthi, sempre con lo stesso schema. Ma il carico è stato bloccato dalla giustizia brasiliana che, da un anno, indaga la Taurus.
arrivato ancora una volta il fronte indipendente Most con 13 rappresentanti. Il movimento anti-sistema Zivi zid è invece diventato la quarta forza politica croata, con otto deputati. Sarà inevitabile un governo di coalizione, probabilmente simile a quello che l’Hdz e Most avevano formato dopo le scorse elezioni (novembre 2015) e che ha rassegnato le dimissioni a giugno. L’affluenza degli elettori ha superato di poco il 52 per cento, in calo di quasi 10 punti rispetto all’ultima tornata elettorale.