La Sanità non può selezionare la specie
Gli ospedali inglesi del North Yorkshire hanno proposto di non garantire più interventi chirurgici, per un anno, alle persone obese e ai fumatori. Il motivo? Le loro patologie sono riconducibili al loro stile di vita, quindi niente sanità gratuita. Ma, sc
LIL DIBATTITO a salute è un diritto ma non un dovere. E compito dello Stato è tutelarlo. L’articolo 32 della nostra Costituzione ispira la mia prima riflessione sull’iniziativa degli ospedali inglesi del North Yorkshire, che hanno proposto di sospendere per un anno la maggior parte degli interventi chirurgici di routine su pazienti obesi o fumatori. Per la Gran Bretagna l’annuncio non è uno shock. Da anni il sistema sanitario pubblico inglese persegue una politica definita di «responsabilità della salute»: chi non segue le regole di protezione della propria salute, e per questo si ammala, non ha diritto a essere curato con i soldi pubblici, che derivano anche da contribuenti che invece seguono le regole e gli stili di vita corretti.
Ai miei occhi questa è piuttosto una «colpevolizzazione della salute». E la mia seconda riflessione è che non ci può essere colpa nella malattia. La colpa ci sarebbe, anche se sarebbe più appropriato parlare di scelta sbagliata, soltanto se potessimo identificare con certezza tutte le cause di malattia, inclusa la componente di casualità e di pericolo insito nel vivere. Ma poiché questa valutazione non è possibile, ci dobbiamo fermare alla stima del rischio.
Certo, se fumo il mio rischio di ammalarmi è infinitamente superiore rispetto a chi non fuma. Ma anche se vado a scalare il Monte Rosa il mio rischio di avere un trauma è infinitamente superiore rispetto a chi fa una passeggiata in pianura. E allora che cosa deve fare lo Stato: se cade un alpinista e si devasta il corpo lo lascerà morire? E dove mettiamo i paletti? È altrettanto rischioso, a giudicare dal numero di incidenti e conseguenti ricoveri, andare in motorino o viaggiare in auto. Dovremmo quindi vietare la circolazione motorizzata. Altri paletti difficili, se non impossibili, da stabilire riguardano il confine fra comportamenti individuali e fattori genetici nel causare la malattia.
Penso a patologie come il diabete o l’ictus, provocati da fattori ereditari, oltre che da stili di vita specifici. Come dividiamo in questi casi i «colpevoli» da lasciar morire dagli «innocenti» da curare? È evidente che la logica inglese porta a perversioni inaccettabili in un Paese civile e democratico. Va detto però che il problema a cui questa logica tenta di rispondere è pressante in tutti i Paesi europei e va in qualche modo affrontato: come far sopravvivere la sanità pubblica a una situazione di debito in crescita e risorse disponibili in diminuzione. L’Italia ha una soluzione racchiusa nella sua Costituzione, al già citato articolo 32 : lo Stato assicura cure gratuite agli indigenti. Se quindi non è più realizzabile il sogno degli anni Ottanta, quando è stata concepita la riforma sanitaria, delle cure gratis per tutti, bisogna trovare un criterio di selezione. E questo criterio può essere solo il reddito, parametro certo e obiettivo, e non le abitudini di vita. Chi ha di più, può pagare di più. Ma la libertà individuale, quella, non si tocca.