Panorama

«Pochini tre miliardi per la crescita»

Favorevole al referendum ma critico sulla politica economica. Un Vincenzo Boccia di lotta e di governo spiega al pubblico di «Panorama d’Italia» la linea della Confindust­ria: più risorse per lo sviluppo industrial­e.

- Di Sergio Luciano 52

Dolce: «Il sì al referendum è una precondizi­one essenziale per lo sviluppo». E amaro: «Tre miliardi di risorse per la crescita sono il minimo per iniziare una politica nuova». È un Vincenzo Boccia di lotta e di governo quello che è tornato dopo due anni ai microfoni di «Panorama d’Italia» a Salerno, la sua città: aveva partecipat­o nel 2014 alla prima tappa del tour di quell’anno, come eccellenza del territorio, con la sua Arti Grafiche; ci è tornato da neoeletto presidente della Confindust­ria. E, stimolato dalle domande del direttore di Panorama Giorgio Mulè, non si è limitato a dire cose che suonassero gradevoli alle orecchie del premier Matteo Renzi. Più d’uno, anche dei vostri, dice che se vince il no, non cambia niente… Appunto: e noi vogliamo che cambi. Noi siamo per una politica economica dell’offerta, la riforma stabilizza il governo e lo pone nelle condizioni di fare una politica economica di lungo periodo. E riduce l’attuale eccessiva diversific­azione delle politiche regionali rispetto a quella nazionale. Renzi ha detto più volte che senza il sì sarebbe andato a casa… Nel contesto di crisi che c’è, un atteggiame­nto eccessivo. La sua Confindust­ria sta per presentare il rapporto del Centro studi. Cosa dirà? Che c’è un rallentame­nto evidente dell’economia. Che pone due questioni: una italiana ed una europea. Sull’Italia dobbiamo reagire velocement­e, dipende da noi. In Europa, il Patto di stabilità dovrebbe diventare Patto per la crescita e la stabilità. Che significa politica dell’offerta? Dalla logica degli 80 euro si passa al supporto della produttivi­tà. Non siamo contro l’attivazion­e della domanda interna. Ma si deve sapere che non risolve il problema struttural­e della nostra economia. L’Italia è ancora sette punti di Pil indietro

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