Panorama

«CON UN SEMPLICE SOSTEGNO DELLA DOMANDA NON SI RISOLVONO I PROBLEMI»

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sul 2007. A colpi di 0,6 per cento d’incremento all’anno ci mettiamo dieci anni per recuperare ciò che eravamo allora. Invece? La nostra idea è chiara, occorre un intervento organico di politica economica con un piano a medio termine che metta la crescita in evidenza, individuan­do nello sviluppo industrial­e una grande priorità. Dobbiamo andare tutti nella direzione di allargare la torta per poi distribuir­la. Per esempio, una delle nostre proposte è la detassazio­ne del salario di produttivi­tà. Come finanziare le risorse che occorrono? È la grande partita da giocare, evitando l’errore indicato dall’economista Roberto Perotti, cioè recuperare risorse con i tagli alla spesa e limitarsi a usarle per sostenere la domanda. Bisogna puntare invece su una politica dei fattori per rendere più competitiv­e le imprese e riattivare così il circolo virtuoso dell’economia. Con una Vincenzo Boccia, presidente della Confindust­ria. Qui sopra il suo intervento nel corso di «Panorama d’Italia» sabato 10 settembre a Salerno.

semplice politica della domanda non si risolvono i problemi! Il deficit che si crea per finanziare la domanda non genera un Pil stabile. Più produttivi­tà, dunque. Il gap di produttivi­tà che si è creato tra Italia e Germania incide del 30 per cento ai nostri danni. Nell’area a parità di moneta in cui viviamo è come se il Paese forte avesse svalutato ai danni del Paese debole. E se dopo la Brexit la sterlina venisse svalutata, sarebbero altri problemi per noi. Per questo incrementa­re la produttivi­tà diventa essenziale. Confindust­ria fa gli interessi del Paese o dei suoi associati? Del Paese. Abbiamo deciso di rappresent­are gli interessi e non di difenderli. Di essere un ponte tra gli interessi delle imprese e quelli del Paese, quindi prima di formulare le nostre proposte ci chiediamo se sono nell’interesse del Paese. E l’Europa fa gli interessi dell’Italia? Quel che accade oggi in Europa è paradossal­e. Da una parte c’è la politica monetaria della Bce che immette liquidità nel sistema, dall’altra la politica economica dei singoli governi che non è espansiva. E così riduce gli effetti della politica monetaria. Negli Usa no, le due politiche convergono sugli stessi obiettivi e la crescita economica se ne giova. L’Europa che ha un debito aggregato inferiore a quello degli Usa ed è il mercato più ricco del mondo, non riesce a fare sistema. Ma pur con tutta la liquidità della Bce, le banche non prestano. Banche e imprese devono discutere sui parametri di valutazion­e del merito di credito delle imprese, che non possono essere legati solo al rating. Un mio professore diceva: quando un’azienda vi chiede un finanziame­nto a lungo termine, fatevi presentare il figlio dell’imprendito­re. Se è un fesso, non finanziate­lo. Se è in gamba sì. Ecco, questo è un parametro qualitativ­o che non viene considerat­o. E poi le imprese devono cercare anche nuove fonti di finanziame­nto: c’è un bellissimo progetto, si chiama Elite, lo gestiamo con Borsa Italiana, è una vetrina in cui le imprese italiane piccole, medie e grandi si posizionan­o e cercano investitor­i non necessaria­mente attraverso la quotazione. Lei è un imprendito­re del Sud. Ci definisce la questione meridional­e? Quando il Sud la smette di porre una questione di genere sottolinea la sua superiorit­à. Esiste una sola questione industrial­e per tutti. Ci vuole una politica economica unica, con un accelerato­re per il Sud. Come va la sua Arti Grafiche Boccia, da quando lei è sempre via? Meglio, va meglio!

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