Panorama

Il numero stimato di persone

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abbia voluto con questo secondo film sensibiliz­zare bambini e famiglie su quella che è un’emergenza sanitaria e sociale: l’Alzheimer. Sono infatti quasi 47 milioni i malati nel mondo e si stima che nel 2050 saranno 131. In Italia si è superato da tempo il milione di casi, nel 2015 si sono registrati 269 mila nuovi malati. Costo totale per le cure: 37,6 miliardi di euro.

Non c’è traccia della parola Alzheimer nel film. La Disney-Pixar ha scientific­amente scansato il termine, anche se su molti siti (in America il film è uscito in giugno, battendo in poche settimane gli incassi di Alla ricerca di Nemo) si è sottolinea­ta la coincidenz­a di comportame­nti. Dory ricorda infatti la sua infanzia, mentre l’immediato passato si dissolve nel nulla, sparisce, sintomo tipico di questa forma di demenza senile. Annamaria Cimarelli racconta che spesso, quando va a fare il pisolino, la testa si affolla di immagini lontane: «Di me bambina a Spello, mentre gioco per strada in un vicolo stretto, con le mie compagne. Vorrei tornare al paese e portare tutti i nipoti». Pochi affette da Alzheimer nel 2050 nel mondo. giorni fa la famiglia ha fatto una gita a Firenze, sono partiti in 18 parenti per festeggiar­e gli 80 anni di Ugo Lucarelli, il marito: «Vedevo dei posti e mi dicevo: “Ma qui ci sono già stata o no?” Pazienza!». Ha un trucco questa combattent­e della memoria: cercare le notizie su Internet, è il suo modo per fissarle. Ma non è il solo accorgimen­to che si è inventata: «Cerco di fare degli esercizi: leggo una frase e la ripeto tre volte, oppure metto dei bigliettin­i ovunque in casa per sapere cosa devo fare. Vivo con l’agenda aperta e poi mi sforzo, mi sforzo tanto. Anche cucinare mi aiuta a esercitare la memoria, mi domando dove è finita la tal padella…è una ginnastica del cervello. Quando vado dal parrucchie­re, mio marito mi accompagna e mi chiede: “Vuoi che ti venga a prendere?”, “No, grazie”. Rispondo così perché voglio provare a cavarmela da sola: concentro l’attenzione sul vialone che porta a casa, vedendolo, capisco la direzione da prendere. La memoria visiva mi aiuta molto». Però, quando sullo schermo passa Dory spersa nel parco oceanograf­ico dove è finita, le cresce la preoccupaz­ione: «Il film mi ha dato un’idea. Sa cosa devo fare? Scrivermi bene bene un biglietto con il mio indirizzo di casa e il telefono di mio marito, così se mi perdo, sanno chi chiamare. Io giro sempre con la carta d’identità, ma quella non basta».

È serena Annamaria. La perseveran­za le appartiene, altra dote che condivide con il pescetto Disney: «Ho

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