Panorama

I malati di Alzheimer

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sulla scala del cinema dove Alla ricerca di Dory, il nuovo film d’animazione della Disney-Pixar, è stato proiettato per una visione privata prima dell’uscita nelle sale, il 15 settembre. Con loro anche una nipote.

Nell’oceano delle emozioni è difficile nuotare. Annamaria ha due figli, nove nipoti, si è sposata 52 anni fa, è stata per decenni dietro una cattedra come maestra. Anche ora ha molto da insegnare: la dignità della sofferenza, il non mollare, l’ottimismo come esercizio quotidiano. «Sullo schermo ho visto la mia paura di non ricordare. L’ho rivissuta. Ho sentito sulla pelle la sofferenza di questo “personaggi­o”. Però mi piace che gli altri l’aiutino: mi sembra un bel messaggio. Dory non si arrende mai, non si demoralizz­a. Quando mi prende lo sconforto, mi dico che poteva venirmi un tumore, o un altro male più cattivo. Del resto, sono più longeva dei miei genitori e di mio fratello che sono mancati…».

Nel 2003 Alla ricerca di Nemo fu un blockbuste­r, a tutt’oggi al 35esimo posto tra i film a più alti incassi: racconta la storia di un pesciolino «sbagliato», con una pinna non sviluppata, che vuole arrivare fino a Sydney e scappa da casa. Il padre Marlin riesce a ritrovarlo solo grazie a Dory, amabile svampita grintosa. Fin da subito questo pesce chirurgo blu e giallo ha bucato lo schermo: i suoi assist sono humor, ottimismo, generosità; il deficit di memoria è servito a farla amare di più. «Dory mi piace tanto perché ha trasformat­o il suo handicap in un punto di forza», ha detto la doppiatric­e americana, la comica Ellen DeGeneres. nel mondo.

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