Nella villa di Positano, angeli, vasi e affreschi
1. L’ingresso della cripta nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Positano, da cui si accede alla villa romana, scendendo a 11 metri di profondità.
2. La figurina in stucco di un amorino volante (sulla parete nord della villa) che afferra il lembo di un drappo verde.
3. La restauratrice Cinzia Loreti mentre inizia a lavorare sui frammenti degli affreschi e degli stucchi.
4. La restauratrice mostra un grande contenitore metallico: faceva parte di un servizio «da tavola» ritrovato trea gli oggetti della villa.
5. Una piccola «edicola», ossia un quadretto che raffigura alcuni personaggi o scene particolari: in questo caso è affrescato con immagini di divinità e figure mitologiche, dipinte sul muro est dell’edificio. stanza, quello in direzione del mare, fosse aperto su un colonnato o un peristilio, così da godere del panorama» dice Jacobelli. In effetti da quella parte non ci sono affreschi (quindi, anticamente non c’erano muri), solo un enorme blocco di terra e cinerite; se potessimo rimuoverlo, vedremmo lo stesso paesaggio marino che ebbero dinanzi agli occhi i nostri progenitori.
Grazie a un sistema di terrazze, la villa seguiva la morfologia del territorio. Era una magione immensa. In paese, è capitato talvolta che qualcuno abbia scavato sotto la propria casa, per ricavare una cantina, intercettando un pezzetto della villa. Lo si legge in un rapporto della Soprintendenza (risalente agli anni ’20) sui lavori fatti da un tale signor Imperati sotto la sua macelleria. Il negozio oggi non esiste più, ma si sa che si trovava verso il mare. La domus, dunque, arrivava sino alla spiaggia.
Poi, nel 79 d.C., la villa fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio che travolse Pompei ed Ercolano: una pioggia di grandine infuocata si abbatté sulla dimora, facendo cedere il soffitto. Caddero pomici e lapilli e, dopo il crollo del tetto e dei muri, una colata di fango bollente misto a cenere seppellì tutto. Fortunatamente, il fango e la cinerite si sono trasformati in un «tappo» spesso e compatto che ha preservato il sito nel corso dei secoli.
Nel giorno in cui abbiamo visitato lo scavo, gli archeologi hanno fatto un’altra scoperta importante. In un buco apertosi nello strato di materiale vulcanico, sotto la parete nord, hanno trovato alcuni oggetti accatastati. Sono brocche, tazze e altre stoviglie «da simposio», un intero servizio. I pezzi sono stati portati nel laboratorio allestito vicino alla Chiesa, dove la restauratrice Cinzia Loreti ha iniziato a pulirli. L’ultima sfida, ora, è l’apertura al pubblico. Il Comune sta realizzando una passerella trasparente che consenta di ammirare gli affreschi e l’interno della villa dall’alto. L’inaugurazione, a marzo 2017.