Il prescelto di Renzi per il Fisco
Rampollo di due famiglie di gran peso, Ruffini ha pescato il jolly. Diventando, già dal 2012, consulente fidato del premier.
Se c’è qualcosa che non manca all’amministratore delegato di Equitalia Ernesto Maria Ruffini, di cui molti danno per certo l’arrivo sulla poltrona di direttore dell’Agenzia delle entrate al posto di Rossella Orlandi, sono le buone «entrature». Pronipote del cardinale Ernesto Ruffini, figlio dell’ex ministro Attilio (Ruffini), fratello minore del giornalista Paolo (già direttore di Rai 3 e ora dell’emittente della Conferenza episcopale italiana TV 2000), può anche vantare la discendenza, per via materna, dal presidente della Regione Siciliana Giuseppe La Loggia.
Ma il jolly che lo sta proiettando ai vertici dell’amministrazione lo ha pescato incontrando il responsabile Pd dell’economia Filippo Taddei. È stato quest’ultimo a introdurlo alla corte di Matteo Renzi, nella quale Ernesto Ruffini si è subito conquistato un posto al sole, cominciando fin dal 2012 a collaborare con il futuro presidente del Consiglio. Provenienza familiare a parte, lo ha sicuramente aiutato l’esperienza di avvocato tributarista maturata in 15 anni di lavoro nello studio Fantozzi & Associati di Roma, una specializzazione che lo ha reso prezioso agli occhi del premier.
Conciliare l’attività privata in un grande studio e l’aspirazione a incarichi pubblici non è facile e si può ben immaginare quanto il quarantenne Ruffini smaniasse per il gran salto. L’occasione si è presentata a giugno 2015 con la decisione del governo di sostituire Benedetto Mineo alla guida di Equitalia, la cui immagine fra i contribuenti non era esattamente quella che ci si aspetterebbe in un Paese dell’Occidente. Anziché puntare sulle candidature interne, Renzi ha preferito affidarsi a quell’avvocato che parlava continuamente di «fisco amico» e che l’aveva aiutato a formulare la proposta della dichiarazione dei redditi precompilata. Ora che ha deciso di chiudere Equitalia, facendola confluire nell’Agenzia delle entrate, il presidente del Consiglio ha pensato nuovamente a lui, destinandogli (referendum e variabili politiche generali permettendo) la poltrona di direttore dell’Agenzia delle entrate. La sua prima gatta da pelare sarà l’ingresso nell’Agenzia dei circa 8 mila dipendenti di Equitalia (fra cui centinaia di dirigenti), assunti senza concorso perché questa, pur a maggioranza pubblica, è una società per azioni. Ruffini ha detto pubblicamente che un nuovo concorso (che sarebbe previsto a norma di Costituzione) non è necessario. Il governo ha poi fatto sapere che i dipendenti di Equitalia manterranno il contratto di lavoro privatistico, ma nessuno ha ben capito che cosa accadrà. (Stefano Caviglia) NO AI CONCORSI PER CHI PASSA DA EQUITALIA AD AGENZIA ENTRATE