Il bivio austriaco
Il 4 dicembre, l’ultima sfida per le presidenziali tra il verde Alexander Van der Bellen e l’ultranazionalista Norbert Hofer.
Nella foto, l’elaborazione della faccia di Norbert Hofer sovrapposta a quella del neopresidente americano Donald Trump.
Voto bis per le presidenziali austriache del 4 dicembre con il candidato di destra, Norbert Hofer, leggermente in vantaggio nei sondaggi sul rivale, Alexander Van Der Bellen, ex leader dei Verdi appoggiato dalla sinistra. Appena 200 mila indecisi decideranno il nuovo capo dello stato, dopo che Hofer era in testa al primo turno e ha perso al ballottaggio di maggio per appena 30 mila voti. L’esiguità del distacco e una serie di irregolarità sulle schede giunte per posta hanno convinto l’Alta corte austriaca a far ripetere il voto.
« Difficile calcolare l’effetto Donald Trump, che prima delle elezioni americane divideva i due candidati» sostiene Paolo Quercia, fondatore del centro studi Cenass. «L’Fpo, il partito della libertà che ha candidato Hofer, si è schierato per Trump a differenza dei media austriaci e del suo rivale. E potrebbe beneficiare della sua vittoria».
I temi forti della campagna elettorale sono l’immigrazione, la disoccupazione e i rapporti con l’Unione europea. Hofer ha sventolato lo spauracchio della «Oexit», il referendum per uscire dall’Unione, ma potrebbe essere solo un mossa propagandistica. Van Der Bellen difende la Ue, ma «di fatto è difficile trovare differenze significative tra i due candidati» osserva Quercia «dall’opposizione alla Turchia nella Ue, al contenimento dei flussi migratori».
Se Hofer vincesse sarebbe la prima volta in Europa di un capo di Stato di destra-destra dal 1945. E la scintilla di un’ondata populista che potrebbe espandersi alla Francia di Marine Le Pen, all’Olanda di Geert Wilders e alla Germania di Frauke Petry. (Fausto Biloslavo)