Panorama

I due problemi di Cuba: l’economia e Donald Trump

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Con la morte di Fidel Castro e l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, come evolverann­o i rapporti tra Cuba e Stati Uniti? A preoccupar­e è anche l’economia del paese, che ristagna da un decennio mentre l’apertura all’iniziativa privata promessa da Raúl Castro tarda ad arrivare. Il modello della «nuova» Cuba doveva essere quello cinese, partito unico comunista con apertura totale al capitalism­o, ma sinora non sono seguiti i fatti. Perso l’aiuto economico di Mosca , che da inizio anni 60 a fine anni 80 aveva regalato a Fidel 20 miliardi di dollari, e con il Venezuela chavista sostituito­si ai sovietici come grande finanziato­re (110 mila barili di petrolio donati al giorno), ma oggi sull’orlo del fallimento, a Raúl non restava che la ciambella di salvataggi­o lanciata da Barack Obama. Con Trump però, i piani della dittatura castrista per mantenersi al potere potrebbero fallire.

che l’escalation di tensioni è stata gestita «a norma di legge». Ci sono più di un milione di Rohingya in Myanmar, arrivati dal Bangladesh negli anni ’70. L’esercito li considera da sempre terroristi da rimpatriar­e, e non ha mai riconosciu­to loro alcun diritto. Le stime ufficiali parlano di 90 Rohingya morti e 17 soldati governativ­i deceduti dall’inizio di ottobre, e la propaganda conferma come i militari si stiano muovendo di villaggio in villaggio per «ripulire» il paese dai ribelli.

Montenegro il giorno delle elezioni vinte dai filo Nato. Il 13 novembre la Bulgaria, membro della Ue e della Nato, ha scelto un presidente filo russo, così come la Moldova, il paese più derelitto d’Europa diviso fra Est e Ovest. Al parlamento europeo è passata, il 23 novembre, una risoluzion­e contro la «propaganda anti Ue» di Mosca, ma con gli europarlam­entari di diversi paesi, come Italia, Francia, Grecia, Portogallo, che al 90 per cento hanno votato contro o si sono astenuti.

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