CHE COSA SUCCEDERÀ
IL PARERE DI ANTONIO RODILES coordinatore della «Demanda Ciudadana por otra Cuba». Dopo la morte di Fidel è fondamentale la pressione esterna sulla dittatura, non solo degli Stati Uniti ma anche di Europa e altri paesi dell’America latina. È importante che, dopo Obama, a Washington ci sia una nuova amministrazione che non consenta al regime di continuare a violare i diritti umani. Raúl sta facendo di tutto per consolidare la sua dinastia familiare, ma esiste un’opposizione sempre più forte con un punto fermo in cima al programma: «Nessuna convivenza con il castrismo». L’economia peggiorerà ancora nel 2017 e il regime cubano rischierà di cadere. La soluzione migliore sembrerebbe aprire le frontiere del Bangladesh e permettere a tutte queste persone di trovare rifugio nel loro paese di origine. Ma così si darebbe via libera ai militari per uccidere chiunque non raggiunga il confine, e si sradicherebbero le famiglie che vivono in Myanmar dagli anni ’70. Anche la popolazione birmana non guarda con simpatia ai Rohingya, e questo lega le mani ad Aung San Suu Kyi. La stabilità del suo governo dipende dai militari, e la popolazione non le perdonerebbe la scelta di mettere a rischio la transizione per favorire i diritti di una minoranza. In Europa c’è un’ondata anti Ue, che non demonizza la Russia. Non solo: i segnali che provengono dalle recenti elezioni in Bulgaria e Moldova sono la nuova spina nel fianco per l’Unione europea. Nei due paesi hanno vinto candidati presidenziali molto diversi tra loro ma accomunati da una posizione filo-russa. E le elezioni in Austria del 4 dicembre vedono il candidato di destra, Norbert Hofer, non ostile a Mosca, che agita lo spauracchio di un referendum per uscire dall’Unione. Sullo sfondo c’è Donald Trump, che mira a un dialogo diretto con i singoli stati europei e non più con la Ue.