Come fa l’Isis a resistere agli attacchi
Le forze occidentali contro le bandiere nere del Califfato, in Siria e Libia, sono soverchianti. Eppure la battaglia non è ancora ancora vinta. A favorire i terroristi islamici sono diversi fattori: conoscenza capillare del territorio, assenza di qualsias
PLA RIFLESSIONE uò stupire che battaglie come quelle di Sirte o di Aleppo proseguano per mesi, con un quotidiano stillicidio di vittime, combattenti e non combattenti, e che a Mosul, settimane dopo l’avvio di operazioni da parte di forze soverchianti (ma molto eterogenee), le bandiere nere del Califfato continuino a sventolare su ampie parti della città. Vale dunque la pena di fare qualche riflessione al riguardo.
La condotta delle operazioni militari, come qualsiasi attività umana, è pesantemente influenzata dalla natura dell’ambiente in cui si svolge; e le pressanti modifiche demografiche di questo scorcio storico, con la crescente espansione degli agglomerati urbani, rendono sempre più probabile che i combattimenti avvengano casa per casa, come si sta verificando nei teatri operativi che stiamo considerando.
In effetti le operazioni militari in ambiente urbano sono, a ragione, l’incubo di qualsiasi militare, soldato o generale che sia: qui non vale più la regola aurea per cui all’attaccante basta una superiorità numerica di tre a uno per avere ragionevoli probabilità di successo; è infatti troppo facile per il difensore, che si è preparato bene e ha accumulato ingenti riserve logistiche, trasformare ogni edificio in un fortilizio, ogni finestra in una feritoia per le micidiali attività dei cecchini.
Se poi chi si difende non si considera vincolato dal diritto umanitario bellico, ma al contrario sfrutta le norme cui gli eserciti occidentali sono rigorosamente vincolati per guadagnare un vantaggio tattico (come l’utilizzo di scuole e ospedali per depositi di munizioni o per installarvi nidi di mortai), il problema si amplia fino a diventare difficilmente superabile.
La situazione a Mosul è ulteriormente complicata per il valore simbolico che la città rappresenta per i combattenti dell’Isis, disposti a tutto pur di resistere, e per il lungo tempo necessario per addestrare e raccogliere le truppe della coalizione, il che ha consentito ai difensori di predisporre al meglio le installazioni difensive, con una fitta rete di gallerie e ambienti sotterranei, con l’ammassamento di armi di ogni tipo, incluse quantità significative di ordigni chimici. Esilio siriano. Migrazioni e responsabilità politiche
Ove poi si consideri l’eterogeneità dei contingenti che partecipano all’operazione di riconquista, ci si dovrebbe addirittura stupire che, anche se lentamente, si facciano progressi. Si potrebbe addirittura parlare di un «temporaneo raggruppamento di imprese»: ciascuna delle quali, una volta sconfitto l’Isis, ha un obiettivo politico diverso e incompatibile con quello delle altre e la cui volontà di cooperare, anche in questa fase, è viziata dall’intenzione di non concedere vantaggi ai futuri concorrenti.