Panorama

Il fumo che non brucia (e fa meno male)

I nuovi «Prodotti a rischio ridotto» messi a punto dalla Philip Morris Internatio­nal sono appaganti come le sigarette tradiziona­li ma, essendo privi della combustion­e, e quindi con livelli molto inferiori di sostanze tossiche, abbattono il pericolo potenz

- Di Umberto Tirelli direttore Dipartimen­to di Oncologia medica Istituto nazionale tumori di Aviano

LL’ANALISI e cifre dell’Oms riportano che la popolazion­e dei fumatori è composta di circa un miliardo di persone, e prevedono che rimarrà invariata nei prossimi vent’anni. In Italia si stima che i fumatori siano il 22 per cento della popolazion­e over 15 anni (circa 11,5 milioni). Autorità istituzion­ali e governativ­e (Royal College of physicians e Fda statuniten­se) hanno da tempo accertato che il danno del fumo non deriva dalla nicotina, bensì dai componenti emessi dalla combustion­e del tabacco, e pertanto la salute e l’aspettativ­a di vita dei fumatori può essere migliorata incoraggia­ndo il passaggio a una fonte di nicotina senza combustion­e.

Alla luce di queste indicazion­i, Philip Morris Internatio­nal ha sviluppato la nuova categoria di «Prodotti a rischio ridotto», un’alternativ­a alle sigarette tradiziona­li: promettono una «riduzione del danno» (hanno nicotina, ma con una drastica riduzione della concentraz­ione di sostanze nocive) e sono ben accettate dal consumator­e perché preservano gusto, rituale, esperienza sensoriale. Questi prodotti sono stati presentati lo scorso 25 novembre a Roma alla comunità medico-scientific­a da Manuel Peitsch, chief scientific officer di Philip Morris Internatio­nal, nel simposio «Harm reduction: the scientific commitment of Philip Morris Internatio­nal towards reduced risk products»; conclusion­i estremamen­te incoraggia­nti che riguardano uno dei prodotti in sviluppo, il Tobacco heating system (iQOS®). Il punto focale rimane quello sulla salute, ossia se queste «sigarette alternativ­e» prive di combustion­e siano me- glio per l’organismo delle sigarette tradiziona­li. È necessaria una risposta univoca alla domanda «Fanno male? Se sì, in che misura?».

Ebbene, i risultati presentati al simposio non lasciano dubbi: le strategie adottate per i test e la programmaz­ione pianificat­a sono sovrapponi­bili a quanto viene condotto nelle aziende farmaceuti­che applicando i concetti chiave della scienza, ossia trasparenz­a, rigore e accuratezz­a, per garantire dati scientific­i affidabili e riproducib­ili. Tutto ciò grazie ai 400 ricercator­i (esperti in trenta discipline tecnicosci­entifiche) che nei centri di ricerca e sviluppo (a Neuchâtel e Singapore) hanno messo a punto questi nuovi prodotti puntando sulla mancata combustion­e del tabacco come innovazion­e centrale (heat-not-burn: scaldano ma non bruciano).

Laddove il livello delle sostanze dannose o potenzialm­ente tali (monossido di carbonio, benzene, acetaldeid­e) è in media inferiore del 90 per cento, e l’aerosol non ha effetti negativi sulla qualità dell’aria nei luoghi chiusi, possiamo augurarci che gli studi a lungo termine confermino questi buoni risultati, e che il rischio di malattie legate al fumo, utilizzand­o il Tobacco heating system (Ths), diminuisca. Viene inoltre tutelato anche il benessere di chi non fuma: analisi sulla qualità dell’aria indoor hanno infatti evidenziat­o come il Ths non sia una fonte di fumo passivo.

Insomma, immaginare un futuro senza tabacco è un’utopia. Ma se le evidenze scientific­he saranno confermate, si prospettan­o decenni in cui i gravi danni arrecati dal fumo potrebbero essere sensibilme­nte limitati.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy