Panorama

Due gruppi di potere riconducib­ili a Bazoli e Zanetti avrebbero amministra­to la banca in modo familistic­o

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Bankitalia ha avviato «una procedura sanzionato­ria amministra­tiva per carenze nell’organizzaz­ione e nei controlli di settore e per anomalie nelle attività di adeguata verifica».

Una g gestione «familistic­a e p patronale», , secondo Bergamo e gli ispettori della Bce, con il gruppo Ubi Banca che sembrerebb­e operare sul mercato come un istituto intento a raccoglier­e denaro dai correntist­i per dispensare favori agli amici attraverso alcune operazioni illecite. A cominciare dal grande capitolo delle consulenze esterne, per le quali sono stati spesi svariati milioni di euro fra le proteste dei sindacati interni, gestito attraverso il consorzio Ubiss (Ubi sistemi e servizi), nel quale emerge la figura di Elvio Sonnino, consiglier­e di amministra­zione e direttore generale operativo. Una grossa fetta di queste consulenze, secondo gli investigat­ori, sarebbe stata affidata a familiari, profession­isti amici oltre che alla società Engineerin­g, nella quale avrebbe ricoperto il ruolo di manager e «procuratri­ce speciale» la moglie di Sonnino: Cristina Lazzoni. Da qui, l’ipotesi di violazione delle norme sul conflitto di interessi. Engineerin­g registra fra i soci anche la Co.de.pa.mo.Sa, una società di diritto belga toccata da traversie finanziari­e, secondo gli investigat­ori riconducib­ile a Luigi Bisignani.

Fra le operazioni sulle quali si concentra l’attenzione degli uomini della Guardia di Finanza c’è l’af- fare Pandini, la famiglia dei più grandi costruttor­i di Bergamo travolti da difficoltà economiche. Nel giugno 2013 Giulio Pandini diventa consiglier­e di amministra­zione della Banca popolare di Bergamo (gruppo Ubi). Circa un mese dopo la banca gli concede un mutuo fondiario del valore di 2 milioni e mezzo di euro, per il quale l’ingegnere Pandini ipoteca la casa di famiglia, tra le dimore più belle della città alta. Segno inequivoca­bile, per gli investigat­ori, della crisi finanziari­a di Pandini. Che nonostante tutto ottiene subito dopo una linea di credito di 4,5 milioni di euro, di cui 2 milioni per anticipo fatture sulle quali fra l’altro pende una ulteriore inchiesta per «mendacio bancario». In buona sostanza, l’ipotesi investigat­iva è che attraverso documenti «mendaci» Pandini abbia ottenuto finanziame­nti dalla banca nel cui consiglio di amministra­zione (presieduto da Emilio Zanetti) lui stesso siedeva e che mai avrebbe dovuto ricevere, tanto che poco dopo Pandini travolto dalla crisi di liquidità chiede il concordato preventivo.

Tanti soldi, come quelli piovuti sul Brescia calcio, di cui Giovanni Bazoli è da sempre grande tifoso, che si è potuto iscrivere al campionato di serie B soltanto dopo che Ubi gli ha concesso una fidejussio­ne di 4 milioni, oltre al contratto di sponsorizz­azione che va avanti ininterrot­tamente da 20 anni. Operazioni di difficile lettura commercial­e, come nella gestione di Iw Bank, per la quale la procura di Milano ora ipotizza il reato di associazio­ne a delinquere.

Anche dentro Iw Bank la procura si è focalizzat­a su una operazione­i a rischioih conflitto di interesse. Nell’agosto 2010 Iw Bank, banca d’investimen­to dldel gruppo Ubi, acquista una società di intermedia­zione mobiliare, Twice Sim, pagandola circa 35 milioni di euro, una cifra giudicata sproposita­ta dagli analisti di mercato e da alcuni degli stessi amministra­tori di Iw Bank, che rassegnano le dimissioni. Il presidente del consiglio di amministra­zione di Iw Bank è Mario Cera, che da quel momento inizia la scalata ai vertici di Ubi, mentre Twice Sim è una merchant bank il cui presidente del consiglio di amministra­zione è Mario Massari, professore della Bocconi che ha sposato Laura Zanetti, la figlia dell’ex numero uno di Ubi Emilio Zanetti. Per il quale la Guardia di Finanza aveva chiesto l’arresto.

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