LE MANI DI PANITA, POTENTI COME LAME Il massaggio thai tradizionale provato sulla «mia pelle».
Panita è una giovane thailandese emancipata: ha 35 anni, non è sposata, a differenza della maggior parte delle sue coetanee, e vive da sola a Bangkok dove può permettersi un appartamento grazie al suo lavoro di terapista. Ha le mani d’oro Panita, lunghe e nerborute. Forti come tenaglie e nello stesso tempo setose come il velluto. «Ci sono voluti più di tre anni per irrobustirle. A scuola, per ore ci facevano picchiettare con i polpastrelli le superfici durissime di mattoni e di vari tipi di legno, facendoci venire vesciche e, spesso, anche calli. All’inizio è stato doloroso, ma la disciplina è importante per chi vuole dedicarsi alle tecniche terapeutiche orientali». E Panita quelle tecniche le ha apprese alla perfezione al punto da essere selezionata per far parte del team di The Oriental Spa, la spa dell’hotel Mandarin di Bangkok che nel 2016, non a caso, ha vinto il titolo di Best Spa in the World. Tutto comincia con un lento passaggio in acqua: per raggiungere la spa, infatti, bisogna salire su una tradizionale giunga tailandese, partendo dal piccolo molo privato dell’hotel, e attraversare il fiume Chao Phaya. Scesi sulla riva opposta, un lussureggiante giardino tropicale racchiude come in uno scrigno The Oriental spa. Via le scarpe, un piccolo asciugamano caldo e profumato introduce al rito del massaggio. Scelgo quello tradizionale thailandese nonostante ossequiose signorine mi propongano il Jetlag massage o il Signature, un mix di thai e ayurveda. Non cambio idea e seguo Panita verso il mio destino. Una doccia calda e poi un completino da indossare, pantalone e casacca di spesso cotone. Niente lettino, niente incensi, niente musica new age, per fortuna, e soprattutto niente olio. Il massaggio tradizionale thailandese è tostissimo, quasi una tortura, un attentato per muscoli e muscoletti assopiti e per quell’infinità di ossa presenti, a nostra insaputa, nel corpo. Sdraiata per terra su un tatami sento prima le dita, poi le nocche e infine i gomiti di Panita penetrare nella ciccia delle mie gambe per raggiungere ignote profondità nervose. Si preme fortemente e poi si allunga fortemente. Una potente digitopressione seguita da uno stretch miracoloso. Quando si dice il dolore prima del piacere.