L’obiettivo di girare il mondo
In Pakistan, India, Thailandia e a New York: il grande fotografo Steve McCurry svela i luoghi che ama. E il suo motto preferito: vai più lontano che puoi.
Uno dei passaggi più toccanti di Il mondo di Steve McCurry, il libro appena pubblicato da Mondadori in cui uno dei più famosi fotografi del mondo si racconta a Gianni Riotta, è legato all’11 settembre e al crollo delle Torri. Come spesso accade ai grandi geni della narrazione, fotografica o verbale, McCurry era nel luogo giusto per raccontare: «Quando le torri crollarono sotto i miei occhi, era chiaro che non ci sarebbero stati superstiti... Agenti di polizia, pompieri, infermieri si ostinavano a far qualcosa, come se non si arrendessero e io, come loro, provavo a far qualcosa e scattavo». Così, per 30 anni: McCurry non ha fatto che esserci e scattare, in tutto il mondo conosciuto. Che cosa porta sempre con sé? Il mio passaporto. Nel tempo il suo equipaggiamento è cambiato? Quando, nel 1979, passai clandestinamente il confine afghano avevo una tazza di plastica. Un coltellino svizzero. Due macchine fotografiche. Quattro lenti. Una borsa di pellicole. E oggi qual è la sua lista per un viaggio? Abiti. Un paio di cappelli. Un buon paio di scarpe comode. Vitamine. Un libro. Il laptop, il cellulare, la macchina fotografica. Una o due lenti. Un caricabatterie. Qualcosa che ha amato e non esiste più? La pellicola Kodachrome. La migliore mai esistita, il AMARCORD Un rullino di pellicola Kodachrome, ora introvabile, «partner» ideale delle sue foto. mio pilastro per 30 anni. Il suo talismano? Una pietra vulcanica speciale che mi ha regalato un amico alle Canarie. Lei vive a New York. Quali sono i luoghi della città che ama di più? Greenwich village, Soho, Washington square park, Union square park, Central park, Grand central terminal. Il suo viaggio ideale? In Asia, tutta. Adoro l’architettura, le lingue, persino come la gente si adorna. È così particolare e unica, il risultato di culture che risalgono a migliaia di anni fa. E su tutto, due cose: l’esercito di terracotta di Xian, le sculture di soldati e cavalli sepolti con il primo imperatore della Cina. E tutte le statue hindu e buddhiste, in India. Il posto del mondo che la incanta ogni volta? Il quartiere degli artigiani a Mandalay, Burma. Intaglio del marmo, lavorazione della lacca, colate di bronzo, creazione di lamine d’oro: mentre cammini