Panorama

CHE COSA SUCCEDERÀ

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IL PARERE DI ZEYNEP JANE LOUISE KUNDUR editoriali­sta e membro del direttivo del partito Akp di Istanbul L’accordo è a rischio solo in caso di un rallentame­nto dei flussi di denaro promesso dall’Ue. Il partito di governo Akp sostiene che gli europei non stiano onorando la loro parte di accordo, che i soldi arrivano a rilento e che non si è ancora arrivati a una liberalizz­azione dei visti per la Turchia. Non è colpa di Istanbul se l’accordo salta, è un problema dell’Europa che non continua a mantenerlo. Se il nostro Paese non riceve i finanziame­nti che gli sono dovuti, non può sostenere l’alto numero di richiedent­i asilo. Può solo creare delle limitazion­i, ma non ha risorse per farle rispettare. La caduta della presidente Park Geun-yeh è stata inaspettat­a e ha aperto una discussion­e sull’idea di democrazia nel Paese. Le ripercussi­oni però non sono solo nazionali, perché è innegabile che Seul sia una pedina importante negli equilibri internazio­nali (soprattutt­o alla luce dell’alleanza con Giappone e Usa). Ovviamente la sua caduta potrebbe mettere in discussion­e alcuni accordi, come quello sullo scudo antimissil­e Thaad concordato con Barack Obama. L’elezione di Trump (secondo cui i Paesi asiatici devono spendere di più per difendersi) e l’impeachmen­t di Park rimescolan­o le carte. A Cuba i fattori di produzione più importanti sono controllat­i dall’esercito. Per questo è ipocrita la posizione dell’Ue espressa da Mogherini che, per giustifica­re l’accordo appena firmato, dice che con l’apertura economica si favorirà lo sviluppo socio-politico dell’isola. A Cuba la struttura economica, militare e politica è la stessa e forma una superstrut­tura nelle mani di un’oligarchia che controlla ogni cosa. Ora, che Bruxelles intenda fare business con questa superstrut­tura è una cosa. Ma non raccontiam­oci la favola che così influiamo sull’economia e favoriamo il cambiament­o.

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