NEI CONTAINER (A VOLTE RICICLATI) FA GIÀ FREDDO
Alcuni allevatori umbri sono in difficoltà: «I moduli abitativi non sono la soluzione».
A Norcia (Perugia) sono già arrivati i primi container per i terremotati, però non è una vera soluzione: «Ci avevano promesso una casetta» dice Claudio Salvatori «ma i miei due fratelli si sono dovuto accontentare di un container. Una soluzione provvisoria, ci hanno detto, e speriamo lo sia davvero». Salvatori fa l’allevatore, ha 300 bovini da latte che ha dovuto trasferire dalla stalla, cui è crollato il tetto, in un altro locale anche se lesionato. «Io sono rientrato a casa, ma i miei due fratelli con due bambini, di cui uno appena nato, sono in container. È un modulo usato e rigenerato, e si vede. Il riscaldamento è a elettricità: ci vorranno mille euro al mese per ripararsi dal freddo. Il bestiame è sistemato provvisoriamente, attendiamo di poterlo portare in una stalla più sicura». Roberto Pasqua, presidente della Comunanza agricola di Castelluccio, a meno di 30 chilometri da Norcia, dice che mille persone sono state costrette a restare in zona per seguire le loro attività: piuttosto che andare in un container, hanno preferito comprarsi una casetta da soli. «Molte aziende agricole e di lavorazione della carne di maiale si sono bloccate, ma i proprietari non se la sono sentita di lasciare il territorio. Provvedere per proprio conto è stata una scelta obbligata». ( L.D.P.) di procedere a piccoli interventi. Chi, come noi è fuori dal cratere, dopo le Fast deve invece attendere le Aedes (Agibilità edifici ordinari nell’emergenza post-sismica), le procedure normali che indicano il grado di lesione degli immobili, e solo dopo si possono fare i lavori anticipando le somme per poi essere risarciti. Il decreto sulla ricostruzione dice chiaramente che chi non ha la scheda Aedes non avrà la copertura della spesa. Ma attendere tutta la procedura è estenuante, i tecnici Aedes sono pochi, non possiamo fare assunzioni di supporto e nel frattempo le lesioni potrebbero aumentare». Il sindaco rivela anche che sono sempre più numerosi coloro che fanno i lavori a proprie spese, «rimettendoci di tasca propria, pur di accelerare».
Serie A e serie B anche nel trattamento fiscale. Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo (che è fuori dal cratere), mette il dito nella piaga: «I Comuni dentro al cratere hanno avuto il blocco della Tari. Io ho deciso in modo autonomo di far slittare il pagamento dell’imposta. Le differenze non finiscono qui. Il primo decreto sul terremoto concede la deroga alle regole che limitano il potere di spesa dei Comuni e blocca per due anni, 2016-2017, le rate dei mutui che le amministrazioni hanno contratto con la Cassa depositi e prestiti. Questo significa avere risorse in più». Se gli si chiede dello stato dei sopralluoghi, sospira: «Non va bene, il sistema delle Aedes ha ingolfato tutto».
Si lamentano anche altri due sindaci di Comuni fuori dal cratere. «Non ho ancora capito i criteri di scelta» afferma il primo cittadino di Montottone (provincia di Fermo) Giovanni Carelli. « Noi abbiamo avuto danni importanti, ma sono passati oltre venti giorni da quando abbiamo chiesto tecnici per i sopralluoghi e non se n’è visto nessuno. Le verifiche sono sospese. Per far fronte alle spese non possiamo
utilizzare le riserve statutarie,