Nello Martini
È stato scagionato dall’accusa di avere consentito la vendita di farmaci pericolosi senza aggiornare i foglietti illustrativi esponendo la popolazione a rischi mortali. Dopo sette anni e un calvario mediatico che gli ha distrutto professione e reputazione
Pdi
er la stampa gazzettiera delle Procure, è stata la «truffa dei farmaci». Per Nello Martini, all’epoca direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, è un macigno che schiaccia, d’un tratto, la sua vita personale e professionale. Maggio 2008: sui giornali rimbalza la notizia della maxi inchiesta sui farmaci, avviata dal procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello. È una sfilza di avvisi di garanzia, che coinvolge dirigenti e vertici dell’Aifa. L’accusa per Martini è pesante: disastro colposo per il ritardato aggiornamento dei foglietti illustrativi, i «bugiardini», di 22 specialità medicinali sulle 15 mila in commercio. Secondo la Procura, il ritardo avrebbe creato «una situazione di rischio, anche grave e talvolta mortale, per la popolazione esposta».
Per Martini, 68 anni, veronese, per venti alla guida della farmacia del Policlinico di Borgo Roma, le conseguenze sono immediate: l’iscrizione nel registro degli indagati, con contestuali perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni di Roma e Legnago, il tutto amplificato dalla grancassa mediatica, comporta la sua destituzione dai vertici dell’Aifa e il licenziamento in tronco. «Ho vissuto un incubo lungo oltre sette anni» dice Martini a Panorama. «Mi hanno screditato pesantemente malgrado non avessi commesso alcun illecito. Senza contare le sofferenze patite sul piano umano in una vicenda grottesca e surreale che non avrei superato senza l’affetto immenso di mia figlia e il sostegno di tanti amici e personalità del mondo medico-scientifico che non han-