Panorama

L’Europa tradita

Nell’anniversar­io del Trattato di Roma, l’Unione è orfana, pugnalata da populisti e liberali. E difesa tiepidamen­te dai capipartit­o che affollano il panorama politico.

- di Vittorio Emanuele Parsi

Sessant’anni dalla firma del Trattato di Roma, atto di nascita ufficiale di quella che sarebbe diventata l’Unione Europea, sottoscrit­to da sei Paesi usciti malconci dalla II guerra mondiale. Fu un atto politico lungimiran­te e generoso, che affidava il futuro di Francia, Germania, Italia e Benelux alla loro capacità di «pensarsi in comune», dopo secoli di fiera rivalità armata, sconfinata in ricorrenti guerre sanguinose. Quello spirito originario, con buona pace dei tanti detrattori senza memoria e senso della storia, trovò un inatteso e non scontato nuovo slancio al crollo del Muro di Berlino.

Nel decennio seguente, i leader europei compresero che, senza uno sforzo congiunto (in concerto con la Nato), sarebbe stato impossibil­e mettere in sicurezza l’enorme estensione territoria­le che andava dal Baltico al Mar Nero, composta di popoli che in gran parte avevano conosciuto solo autocrazie premoderne e il tallone spietato del totalitari­smo comunista. L’allargamen­to coordinato di Nato e Ue fu questo: la trasformaz­ione irreversib­ile in sistemi capitalist­i e democratic­i di Paesi che per oltre 40 anni erano stati repubblich­e comuniste o province sovietiche.

Anche quello fu un atto di straordina­ria grandezza politica. Basti pensare a cosa sarebbero potute diventare l’Ungheria, la Romania, la Slovacchia e persino la Polonia (oggi tutte alle prese con vere e proprie torsioni delle loro giovani democrazie), senza il gavitello che l’appartenen­za all’Ue ha fornito alla loro deriva populista. E la Turchia ci fornisce un esempio «a contrario» della transizion­e abortita nel passaggio da una democrazia controllat­a dai militari all’autoritari­smo islamista e sultanisti­co di Recep Tayyip Erdogan, nell’assenza di una prospettiv­a credibile di adesione all’Ue. Ma il tradimento verso l’Ue è iniziato contempora­neamente al processo di allargamen­to, con il fallimento dell’integrazio­ne europea. Sono state le grandi potenze europee, Londra e soprattutt­o Parigi e Berlino, a far sì che le gelosie nazionali prevalesse­ro rispetto al salto di qualità necessario per governare un’Ue più vasta e differenzi­ata. Helmut Kohl si accontentò di mettere sotto chiave la riunificaz­ione tedesca e il ruolo egemonico che assicurava alla nuova Germania. François Mitterrand prima, e Jacques Chirac poi apparecchi­arono il disastro del referendum francese sul Trattato costituzio­nale europeo. Mentre si incolpa con nonchalanc­e Londra per la Brexit (richiesta dal 29 marzo), bisognereb­be ricordare quanto Parigi abbia contribuit­o ad affossare l’Unione.

Ora l’Ue è orfana. Denunciata platealmen­te dai populisti del Front National

e dai liberali olandesi e austriaci, dai tedeschi di Alternativ­e für Deutschlan­d e dagli italiani di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Beppe Grillo. Difesa tiepidamen­te da troppi capipartit­o (non chiamiamol­i leader, per favore) delle formazioni più tradiziona­li, come Matteo Renzi, che affollano lo scialbo panorama politico continenta­le, i quali non esitano a inseguire toni e argomenti dei populisti nell’illusione di intercetta­rne il consenso. Ma siamo noi cittadini comuni ad aver abbandonat­o l’Ue, noi che ci sentiamo troppo spesso a nostra volta traditi. Pensiamo che non abbia saputo mantenere le promesse fatte, oltre a quelle che avevamo ingenuamen­te immaginato. Così, in un rimpallo di accuse e responsabi­lità, si sta consumando la separazion­e (forse definitiva, certo pericolosa) tra noi e un’Ue governata da tecnoburoc­razie più attente agli interessi forti che ai diritti. Eppure era stato

IL 25 MARZO 1957 FIRMA DEL TRATTATO DI ROMA ( FOTO) CHE ISTITUIVA LA CEE

un grande amore, almeno per noi italiani, che pur di fuggire dalla mediocrità stracciona della nostra classe dirigente eravamo pronti a diventare «europei», a migrare in Europa, stavolta senza valigie di cartone. Oggi siamo tornati a farci sedurre dai discorsi di chi vuol «cambiar verso all’Europa» e ha ottenuto solo di isolarci ancor di più nell’Ue. Forse è proprio questo il tradimento maggiore: quello consumato da una classe politica che ha usato quel sogno contro di noi, per sedurci e abbandonar­ci ancora una volta. Lasciandoc­i più soli, vecchi e cinici, derubati di un futuro che credevamo nostro, mentre era solo un’illusione in leasing.

 ??  ?? Viktor Orban: prendi i soldi e scappa Il premier ungherese sembra aver dimenticat­o quanto il suo Paese debba politicame­nte e finanziari­amente all’Unione.
Viktor Orban: prendi i soldi e scappa Il premier ungherese sembra aver dimenticat­o quanto il suo Paese debba politicame­nte e finanziari­amente all’Unione.
 ??  ?? Beppe Grillo: vaffa... euro Sogna di portare l’Italia fuori dall’euro. Certifica l’omologazio­ne dell’establishm­ent europeo alla casta nostrana nei sentimenti degli italiani. Boris Johnson: apprendist­a stregone Tra i conservato­ri ha flirtato prima e più...
Beppe Grillo: vaffa... euro Sogna di portare l’Italia fuori dall’euro. Certifica l’omologazio­ne dell’establishm­ent europeo alla casta nostrana nei sentimenti degli italiani. Boris Johnson: apprendist­a stregone Tra i conservato­ri ha flirtato prima e più...
 ??  ?? Marine Le Pen: nostalgia canaglia È la più coerente, avversa all’Unione e all’euro da sempre, madrina del sovranismo nel nome della nostalgia per la tramontata grandeur.
Marine Le Pen: nostalgia canaglia È la più coerente, avversa all’Unione e all’euro da sempre, madrina del sovranismo nel nome della nostalgia per la tramontata grandeur.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy