L’Europa tradita
Nell’anniversario del Trattato di Roma, l’Unione è orfana, pugnalata da populisti e liberali. E difesa tiepidamente dai capipartito che affollano il panorama politico.
Sessant’anni dalla firma del Trattato di Roma, atto di nascita ufficiale di quella che sarebbe diventata l’Unione Europea, sottoscritto da sei Paesi usciti malconci dalla II guerra mondiale. Fu un atto politico lungimirante e generoso, che affidava il futuro di Francia, Germania, Italia e Benelux alla loro capacità di «pensarsi in comune», dopo secoli di fiera rivalità armata, sconfinata in ricorrenti guerre sanguinose. Quello spirito originario, con buona pace dei tanti detrattori senza memoria e senso della storia, trovò un inatteso e non scontato nuovo slancio al crollo del Muro di Berlino.
Nel decennio seguente, i leader europei compresero che, senza uno sforzo congiunto (in concerto con la Nato), sarebbe stato impossibile mettere in sicurezza l’enorme estensione territoriale che andava dal Baltico al Mar Nero, composta di popoli che in gran parte avevano conosciuto solo autocrazie premoderne e il tallone spietato del totalitarismo comunista. L’allargamento coordinato di Nato e Ue fu questo: la trasformazione irreversibile in sistemi capitalisti e democratici di Paesi che per oltre 40 anni erano stati repubbliche comuniste o province sovietiche.
Anche quello fu un atto di straordinaria grandezza politica. Basti pensare a cosa sarebbero potute diventare l’Ungheria, la Romania, la Slovacchia e persino la Polonia (oggi tutte alle prese con vere e proprie torsioni delle loro giovani democrazie), senza il gavitello che l’appartenenza all’Ue ha fornito alla loro deriva populista. E la Turchia ci fornisce un esempio «a contrario» della transizione abortita nel passaggio da una democrazia controllata dai militari all’autoritarismo islamista e sultanistico di Recep Tayyip Erdogan, nell’assenza di una prospettiva credibile di adesione all’Ue. Ma il tradimento verso l’Ue è iniziato contemporaneamente al processo di allargamento, con il fallimento dell’integrazione europea. Sono state le grandi potenze europee, Londra e soprattutto Parigi e Berlino, a far sì che le gelosie nazionali prevalessero rispetto al salto di qualità necessario per governare un’Ue più vasta e differenziata. Helmut Kohl si accontentò di mettere sotto chiave la riunificazione tedesca e il ruolo egemonico che assicurava alla nuova Germania. François Mitterrand prima, e Jacques Chirac poi apparecchiarono il disastro del referendum francese sul Trattato costituzionale europeo. Mentre si incolpa con nonchalance Londra per la Brexit (richiesta dal 29 marzo), bisognerebbe ricordare quanto Parigi abbia contribuito ad affossare l’Unione.
Ora l’Ue è orfana. Denunciata platealmente dai populisti del Front National
e dai liberali olandesi e austriaci, dai tedeschi di Alternative für Deutschland e dagli italiani di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Beppe Grillo. Difesa tiepidamente da troppi capipartito (non chiamiamoli leader, per favore) delle formazioni più tradizionali, come Matteo Renzi, che affollano lo scialbo panorama politico continentale, i quali non esitano a inseguire toni e argomenti dei populisti nell’illusione di intercettarne il consenso. Ma siamo noi cittadini comuni ad aver abbandonato l’Ue, noi che ci sentiamo troppo spesso a nostra volta traditi. Pensiamo che non abbia saputo mantenere le promesse fatte, oltre a quelle che avevamo ingenuamente immaginato. Così, in un rimpallo di accuse e responsabilità, si sta consumando la separazione (forse definitiva, certo pericolosa) tra noi e un’Ue governata da tecnoburocrazie più attente agli interessi forti che ai diritti. Eppure era stato
IL 25 MARZO 1957 FIRMA DEL TRATTATO DI ROMA ( FOTO) CHE ISTITUIVA LA CEE
un grande amore, almeno per noi italiani, che pur di fuggire dalla mediocrità stracciona della nostra classe dirigente eravamo pronti a diventare «europei», a migrare in Europa, stavolta senza valigie di cartone. Oggi siamo tornati a farci sedurre dai discorsi di chi vuol «cambiar verso all’Europa» e ha ottenuto solo di isolarci ancor di più nell’Ue. Forse è proprio questo il tradimento maggiore: quello consumato da una classe politica che ha usato quel sogno contro di noi, per sedurci e abbandonarci ancora una volta. Lasciandoci più soli, vecchi e cinici, derubati di un futuro che credevamo nostro, mentre era solo un’illusione in leasing.