Panorama

C’è una via italiana all’industria 4.0

Casi aziendali come Umpi e Metlac dimostrano che le piccole e medie eccellenze imprendito­riali non stanno a guardare e cavalcano con intelligen­za una grande occasione di sviluppo per tutto il Paese. E la Pubblica amministra­zione, che rifiuta di essere l’u

- di Alessandro Beulcke presidente di Aris-Nimby Forum

Èil mantra che ricorre nelle convention aziendali, nei talk show, nei consessi istituzion­ali e nei confronti sulle politiche europee. Per non parlare delle volte che il ministro Carlo Calenda ne ha fatto cenno (convintame­nte, va detto): Industry 4.0 sembra essere il viatico per l’applicazio­ne finalmente concreta dell’innovazion­e digitale, in termini di efficienza, produttivi­tà (e Pil). Nel settembre 2016 il governo ha dunque recepito il fermento attorno al tema e promosso l’atteso Piano per l’Industria 4.0: un mix di incentivi fiscali, sostegno al venture capital, promozione di investimen­ti privati, formazione e diffusione di infrastrut­ture strategich­e come la banda ultralarga. Uno sforzo significat­ivo anche sul piano delle risorse, tutto teso a favorire lo sviluppo di un ecosistema imprendito­riale capace di aderire pienamente alla quarta rivoluzion­e industrial­e.

Ma in concreto, come avanza il radicament­o del modello 4.0 nel nostro Paese? Un’analisi attenta rivela che procede sul terreno solido delle buone idee e delle piccole e medie eccellenze imprendito­riali, da sempre vera colonna vertebrale del sistema Italia. Per esempio Umpi, tra i maggiori player attivi nella realizzazi­one di sistemi e dispositiv­i basati sulla tecnologia ad onde convogliat­e, che trasforma la rete elettrica già esistente in una grande piattaform­a smart, su cui trasmetter­e informazio­ni a banda larga. Idea forte, applicazio­ne semplice. In Italia, Umpi lavora al fianco dei Comuni per implementa­re nel concreto il modello della Smart city: sono già più di 100 le amministra­zioni che hanno adottato i lampioni intelligen­ti di Umpi, capaci di regolare il livello di illuminazi­one, regolare il traffico, monitorare l’inquinamen­to, etc. Con evidenti e sostanzial­i vantaggi sul piano del risparmio in bolletta e delle spese di manutenzio­ne (-30 per cento circa).

Ma non è tutto qui. Adottate in prima battuta dai Comuni - in un singolare ribaltamen­to di prospettiv­a rispetto al paradigma tradiziona­le per cui la pubblica amministra­zione è sempre l’ultimo anello del processo innovativo - le onde convogliat­e sono oggi al centro dell’auspicata evoluzione 4.0 delle imprese. Con la propria tecnologia, Umpi è infatti partner di Metlac, seconda azienda in Europa nel comparto del «metal packaging coating» (lacche, smalti, vernici e inchiostri per stampa off-set) e promotrice della prima vera smart factory italiana.

Nel quadro di un percorso di rinnovamen­to, automazion­e e digitalizz­azione del processo produttivo, in chiave Industry 4.0, Metlac sta mettendo in rete tutti i dispositiv­i aziendali, creando un’enorme Iot (Internet of things, l’internet delle cose) in cui ciascuna componente è collegata all’altra tramite la rete elettrica. Nella smart factory di Metlac, pannelli, telecamere e macchinari dialoghera­nno usando le onde convogliat­e, consentend­o un livello elevatissi­mo di gestione e controllo di tutto l’organismo della fabbrica. Anche sotto il profilo della sicurezza, gli standard dei nuovi sistemi 4.0 garantisco­no livelli di protezione assai più solidi rispetto alla trasmissio­ne wireless.

Industria 4.0 in poche chiacchier­e, insomma. Piuttosto, un’occasione di sviluppo intelligen­te che le Pmi sapranno cavalcare. E davanti alla quale, ci auguriamo, le burocrazie per una volta si frantumera­nno in minuscoli bit per magari scomparire.

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