Panorama

La casa è mobile. In anteprima tendenze e appuntamen­ti della Design week

Tendenze, elementi d’arredo e appuntamen­ti della Design week che si terrà a Milano dal 4 al 9 aprile.

- di Antonella Matarrese Ha collaborat­o Valentina Pepe)

Si ritorna al passato, per omaggiare i grandi maestri e anche per quanto riguarda la governance del sistema design. Così, mentre gli operatori del settore sono in affanno insieme a falegnami, elettricis­ti, architetti per ultimare i costosi stand di FieraMilan­o a Rho, per la 56esima edizione del Salone del Mobile 2017 (4-9 aprile), cambiano i vertici. Emanuele Orsini, già amministra­tore delegato di Sistem Costruzion­i, guiderà Federlegno Arredo Eventi mentre Claudio Luti, patron di Kartell, sarà il presidente del Salone del Mobile: si sdoppiano le cariche come un tempo e come due anni fa la presidenza del Salone ritorna la stessa. Buon lavoro a tutti.

Intanto, ignari di strategie e di scossoni apicali, i designer ripensano la casa e con essa gli stili di vita e le abitudini sempre più simili, al di là delle coordinate geografich­e. Emergono molte consideraz­ioni, interessan­ti tanto sul piano estetico che su quello sociologic­o, e su tutte prevale la visione di una casa fluida, con ambienti che possono costanteme­nte mutare seguendo i riti di passaggio dei componenti della famiglia, grazie a elementi di arredo agili, versatili per prestazion­i, polifunzio­nali.

Una casa mobile insomma dove i confini tra una stanza e l’altra sono segnati da grandi divani leggeri, librerie divisorie, dove l’interno dialoga con l’esterno e il muro può essere addirittur­a sostituito da un paravento. Che vive una nuova stagione, come il mobile bar, il servo muto, il tappeto.

E proprio il ritorno di elementi mandati in soffitta è una delle tante tendenze del Salone 2017, insieme all’elogio dei guru del design dei quali si mandano in produzione nuove riedizioni, e alla LA CASA È MOBILE virata decorativa che passa attraverso il romanticis­mo e la passione rétro. Un po’ come accade nella moda. Perché i due ambiti ormai perseguono idee e ispirazion­i comuni a cominciare, per esempio, dalla mancanza di un’unica direttiva di stile a favore di un’entropia creativa e di gusti.

E a dimostrazi­one di quanto forte sia l’osmosi tra i due mondi arriva il diktat del mash-up, come lo chiamano gli addetti ai lavori, ovvero la tendenza a mescolare alto e basso: pezzi d’autore, importanti a tal punto da lasciarli in eredità, accostati ad altri più facili con i quali stabilire un rapporto di empatia magari solo temporaneo. Come dire, la staticità non abita più in casa, e niente, o quasi, è per sempre.

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1967

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