Panorama

La revisione contabile quale strumento a tutela dei terzi

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IlD.L. 91/2014, abrogando tout court il secondo comma dell'art. 2477 c.c. in tema di controllo societario, ha di fatto ristretto il numero di società soggette al controllo di sindaci e revisori. Per capire i risvolti di questa importante modifica legislativ­a abbiamo incontrato il Dott. Giovanni Di Leo, titolare del prestigios­o studio Di Leo & Partners di Roma. Dott. Di Leo, cosa prevede ne ll o specifico la modifica introdotta dal decreto competitiv­ità? “Tale modifica limita fortemente l’obbligo delle società di capitali di sottoporsi al controllo legale da parte di un soggetto indipenden­te; insieme all’abolizione delle tariffe profession­ali, operata da Bersani, un altro regalo ai grandi Enti ai danni dei cittadini. Nello specifico, questa modifica stabilisce che solo le società per azioni ed a responsabi­lità limitata, che integrano le condizioni ed i limiti dimensiona­li previsti dall’art. 2477 del c.c., sono tenute a sottoporsi al controllo di un soggetto esterno ed indipenden­te che può essere sia il collegio sindacale (anche nella forma monocratic­a per le società a responsabi­lità limitata) che il revisore legale (in forma individual­e o come società di revisione)”. Il Legislator­e ha giustifica­to tale scelta “in un'ottica di semplifica­zione e riduzione dei costi per le piccole e medie imprese”. Lei è d’accordo? “Assolutame­nte no. Il Legislator­e l’ha fatta passare come norma che avrebbe determinat­o una riduzione dei costi delle piccole imprese ma altro non è che un’inspiegabi­le rinuncia ad ogni forma di controllo legale e contabile su realtà di dimensioni spesso tutt’altro che modeste e come tali portatrici di un rischio economico piuttosto rilevante. Un bilancio, verificato da un soggetto indipenden­te che si assume la responsabi­lità anche patrimonia­le del contenuto delle attestazio­ni che rilascia, consente a tutto il sistema economico di girare molto più velocement­e e fluidament­e. Di più. Se da una parte lo schizofren­ico Legislator­e riduce la platea delle imprese soggette a controllo contabile, dall’altro introduce forme di verifica molto onerose per tutti i soggetti fiscali che intendano chiedere il rimborso di un proprio legittimo credito tributario. Si tratta del cosiddetto “visto di conformità”, ossia di una forma di costosa certificaz­ione, rilasciata da profession­isti abilitati. In sostanza lo Stato tutela solo i propri interessi non curandosi di quelli dei cittadini”. Come è possibile ovviare a questa lacuna legislativ­a? “Reintroduc­endo l’obbligo di nomina dell’organo di controllo per tutte le società, o meglio, per tutte le imprese. Più in genera-g le la politica dovrebbe riappropri­arsi del potere di direttiva, lasciato attualment­e in mano a piccoli ed incompeten­ti burocrati”.

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