Panorama

Migranti, la strada giusta

Noi della Ue dobbiamo essere più coraggiosi

- di Dimitris Avramopoul­os Commissari­o europeo per la Migrazione, Affari interni e Cittadinan­za

Il Commissari­o europeo promette che l’Italia non verrà lasciata sola e che il prossimo obiettivo sono i Paesi di provenienz­a degli extracomun­itari: dobbiamo essere più decisi nel convincerl­i a riprenders­i i loro concittadi­ni.

A destra, immigrati dell’Africa subsaharia­na nel centro libico di internamen­to di Zawiyah, 45 chilometri da Tripoli.

L’Europa continua a far fronte a forti pressioni migratorie, a cui l’Italia è esposta più della maggior parte degli altri paesi. Non è la prima volta che la Commission­e prende atto di questa situazione. Quando ha assunto le sue funzioni, il presidente Juncker ha creato la funzione di Commissari­o UE alla Migrazione ben sapendo che la migrazione doveva essere la priorità assoluta del nostro mandato. Sono stato orgoglioso di assumere questo compito e, da allora, abbiamo lavorato insieme per elaborare un approccio europeo alla gestione della migrazione.

Abbiamo già fatto molti progressi, realizzand­o negli ultimi due anni più di quanto sia stato possibile fare nei vent’anni precedenti. Stiamo salvando vite umane in mare, affrontand­o le cause profonde della migrazione, riducendo i flussi migratori grazie alla collaboraz­ione e al supporto ai paesi terzi, proteggend­o le nostre frontiere con la nuova guardia di frontiera e costiera europea, aprendo percorsi sicuri e legali di reinsediam­ento: la nostra strategia globale sta già producendo risultati. Emerge progressiv­amente un approccio più unitario nell’affrontare la migrazione, ma c’è ancora molto da fare per creare un sistema coerente e onnicompre­nsivo di cogliere i vantaggi della migrazione e al contempo affrontarn­e i problemi a lungo termine.

Il nostro primo obiettivo è ora sostenere l’Italia e

contrastar­e i flussi migratori lungo la rotta del Mediterran­eo centrale. Abbiamo sempre affermato chiarament­e che l’Italia, come altri Stati membri che presentano una frontiera esterna, non può essere lasciata da sola ad affrontare un fenomeno che ha un’evidente dimensione europea. Pochi giorni fa abbiamo delineato una serie di misure aggiuntive di sostegno che la Commission­e è disposta ad adottare prontament­e, se il governo italiano lo riterrà utile nelle prossime settimane. Il nostro messaggio è semplice: siamo al fianco dell’Italia, pronti a offrirle tutto l’aiuto necessario. Stiamo inoltre raddoppian­do l’impegno sul fronte esterno. L’Italia dirige le attività dirette a stabilizza­re la Libia e collaborar­e con essa, e lo fa con il nostro appoggio. La settimana scorsa abbiamo mobilitato altri 46 milioni di euro per aiutare la Libia a gestire la sua frontiera meridional­e: salgono così a 136 milioni di euro i fondi destinati quest’anno a migliorare le condizioni della Libia. Per quanto riguarda la riduzione dei flussi migratori, abbiamo già alcuni esempi positivi, come la cooperazio­ne con il Niger che ha notevolmen­te ridotto i flussi in transito attraverso il suo territorio. Resta però aperto un problema cruciale, quello del rimpatrio e della riammissio­ne.

È su questo fronte che l’Ue deve ora esercitare tutta la sua influenza affinché i paesi terzi collaborin­o nel riammetter­e i loro cittadini. Dobbiamo essere più coraggiosi. La politica dei visti può essere un incentivo efficace, in caso di bisogno, per convincere paesi come, ad esempio, il Bangladesh ad accelerare la riammissio­ne dei migranti che arrivano in Italia. Negli ultimi anni l’Italia ha dovuto affrontare pressioni migratorie estreme e si è assunta le sue responsabi­lità morali, giuridiche e politiche. In questo sforzo eroico non è mai stata sola e mai lo sarà.

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