Acqua Sant’Anna alla guerra della plastica
Il gruppo Vinadio punta tutto su bottiglie bio, ecostenibilità e trasporti green. Eppure c’è ancora tanta diffidenza...
Se l’acqua fa biodegradare tutto, come si fa a inventare un contenitore bio per le acque in bottiglia? Una quindicina d’anni fa ci è riuscito Giuseppe Bertone, fondatore di Fonti Vinadio Spa, il gruppo noto per il marchio Sant’Anna. «Siamo gli unici a produrre biobottiglie. Eppure, nonostante si creda che siamo ormai entrati appieno nella cultura dell’ecosostenibilità, molti supermercati continuano a preferire l’acqua in bottiglie di plastica. Le persone altrimenti non le comprano, dicono i buyer».
La «biobottle» Sant’Anna, la prima a certificare la qualità della sua acqua per i neonati, ha sostituito quelle più inquinanti nei circuiti Coop «ma altrove ne accettano soltanto qualche pacco, non pallet» sottolinea ancora Bertone, anche amministratore delegato e presidente della società. «Nonostante noi non pratichiamo maggiorazioni di prezzo per una bottiglia la cui produzione è più costosa, e che a fine vita non emette CO2 e non deriva del petrolio, questa non sfonda nei supermercati. Forse servirebbe una legge che imponesse percentuali precise di ecosostenibilità sugli scaffali: un atto forte, come è avvenuto per l’introduzione delle cinture di sicurezza o la messa al bando dei sacchetti di plastica».
Bertone non parla per ragioni di business. Il suo gruppo è infatti leader in Italia con 280 milioni di fatturato. Ha una capacità produttiva di 7,5 milioni di bottiglie al giorno di vari formati e sia nel 2016 che nell’anno in corso ha investito 50 milioni per potenziare le linee e ampliare lo stabilimento rendendolo più ecosostenibile arrivando a una capacità di 3 miliardi di bottiglie l’anno. Non solo, anche il trasporto è più ecologico, dal momento che sono stati introdotti sei nuovi camion Iveco alimentati con gas naturale liquefatto. «La cultura green tiene il passo con la purezza della nostra acqua, che sgorga a quasi duemila metri di altitudine. Fonti di Vinadio ha sempre puntato su tecnologia, innovazione e adesso su industria 4.0, ricevendo anche importanti premi per tutta la nostra attività». Il core business del gruppo sono l’acqua naturale e il thè, ma di recente è stata introdotta anche la linea Karma, che propone bevande miste di frutta e verdura.
«Il trend di mercato è di consumare bevande più sane, non gassate e non zuccherate. E ancora una volta tale diversificazione si sposa benissimo con la nostra filosofia aziendale» conclude Bertone. Per ora Karma è un piccolo segmento, ma cresce a un ritmo del 30 per cento. E intanto l’azienda riorganizza anche i mercati esteri: «Quello delle acque in bottiglia è un settore che richiede grandi volumi di vendite: ci concentreremo dunque su meno Paesi, ma in modo più mirato». (Antonella Bersani )