Panorama

Un futuro ibrido per l’occupazion­e

Nel 2030 le vetture con propulsion­e mista saranno le più vendute in Europa. E trattandos­i di auto più complesse da realizzare si creeranno 25 mila nuovi posti di lavoro. Poi si passerà all’elettrico e allora i tagli saranno inevitabil­i.

- Di Guido Fontanelli

Quale sarà l’«effetto Tesla» sull’industria europea dell’auto? La transizion­e verso il motore elettrico si rivelerà un vantaggio o un disastro per chi lavora nel settore? A prima vista, ci si aspettereb­be un effetto negativo perché una vettura elettrica ha pochi componenti meccanici. Non ha per esempio il cambio e il sistema di trasmissio­ne è più semplice. In Europa ci sono ben 126 impianti che assemblano motori, cambi e trasmissio­ni (cinque in Italia) che danno lavoro a 112 mila persone. Tutti destinati al licenziame­nto? In realtà no. Perché, come sostiene uno studio della società di consulenza AlixPartne­rs, prima di convertirc­i all’auto elettrica compreremo le vetture

ibride, che sono persino più complicate da costruire di quelle a benzina o a gasolio, perché uniscono un motore elettrico a quello tradiziona­le a scoppio. Quindi l’occupazion­e nell’automotive europea aumentarà.

Diamo un po’ di numeri: dei quasi 19

milioni di veicoli venduti in Europa nel 2015, ben 9,7 milioni erano diesel, 8,3 a benzina e il resto suddiviso tra auto a metano, gpl, ibride ed elettriche. Nei prossimi anni il mercato dovrebbe cambiare radicalmen­te: il diesel, messo in difficoltà dalle normative anti-inquinamen­to, rischierà l’estinzione mentre il suo posto verrà preso dall’ibrido e dall’ibrido plug-in, cioè con una batteria più grande che va caricata alle colonnine o in casa. Nel 2030, prevede AlixPartne­rs, in Europa si venderanno 24 milioni di vetture di cui 11 ibride e plug-in, 5,9 milioni con motore a benzina, 5 con motore solo elettrico e solo 2,1 a gasolio ( vedi grafico sotto).

Poiché assemblare un motore tradiziona­le richiede in media 6,2 ore di lavoro men- tre uno ibrido ne richiede 9,3, ne deriva che da qui al 2030 nelle fabbriche di propulsori l’occupazion­e aumenterà. Di quanto? Di circa 25 mila posti di lavoro, stimano i consulenti, presuppone­ndo che i pacchi batteria siano montati in Europa. Sarà dopo il 2030, quando avverrà il passaggio di massa dall’ibrido all’elettrico puro, che l’occupazion­e subirà un duro colpo.

Naturalmen­te le case pronte a cavalcare questa rivoluzion­e sono quelle dotate di grandi mezzi e che possono investire di più. A livello mondiale svettano Toyota e Gm, che nel 2016 potevano mettere in campo investimen­ti in capitale e in ricerca per, rispettiva­mente, 33 e 28 miliardi di euro. Segue il gruppo Volkswagen con 25 miliardi. Resta indietro Fca, con soli 9,2 miliardi. Un altro campanello d’allarme per l’azienda guidata da Sergio Marchionne, assente dal mercato delle ibride e bisognosa di alleanze per mantenersi al passo con i tempi.

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Nel grafico le previsioni di AlixPartne­r, secondo cui nel 2030 in Europa si venderanno 24 milioni di auto contro le 18,9 milioni di unità del 2015. Quando la parte del leone era fatta da vetture a benzina e diesel. Nel 2030, invece, il gasolio sarà...
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