Panorama

GIGGINO E VINCENZINO, COSÌ DIVERSI MA COSÌ UGUALI NELL’ESERCIZIO DEL POTERE

- Di Claudio Martelli

Giggino il sindaco e Vincenzino il governator­e non potrebbero essere più diversi: per generazion­e e per storia personale e politica. De Luca, governator­e della Campania, ha un passato da comunista duro, berlinguer­iano e dalemiano. Combatté i socialisti che allora governavan­o Salerno e poi ne ereditò la buona amministra­zione. Vent’anni dopo, quando presentò il mio libro nella sala del Consiglio comunale, la prima cosa che volle dirmi accogliend­omi con calore fu: «Avevate ragione voi, avevate ragione su tutto!». Il tratto autoritari­o e la durezza con la criminalit­à gli meritarono la nomea di sindaco sceriffo. Nel frattempo dovette assaggiare anche lui la gogna mediatica. Politico consumato, del consenso popolare si è fatto scudo persino contro la legge Severino e una proditoria Rosi Bindi che dal tronetto della Commission­e antimafia, peraltro neppure consultata, lo definì impresenta­bile. Altra storia quella di de Magistris. Procurator­e a Catanzaro, con le controvers­e inchieste Poseidon e Why Not mette a soqquadro il mondo politico e imprendito­riale locale sfiorando il ministro della Giustizia Clemente Mastella e persino Romano Prodi. Indagato e condannato in primo grado, viene spogliato delle indagini. L’attacco al potere gli vale comunque l’elezione in Europa con Di Pietro. Le sue inchieste naufragano al pari delle accuse e dei processi che lo riguardano. Molto rumore per nulla, ma ormai è lanciato in politica e si fa sindaco di Napoli. Dichiarato decaduto in base alle legge Severino, si proclama sindaco di strada e resiste fino a quando, assolto, si reinsedia a palazzo. Anche lui si serve del consenso come di uno scudo – qualche volta come di una clava – contro le tempeste giudiziari­e, gli avversari e i critici, da Roberto Saviano a Lonely Planet che inspiegabi­lmente si ostinano a descrivere una Napoli sporca, invivibile e infestata dalla camorra. La sua biografia su Wikipedia è così encomiasti­ca che nel suo ufficio stampa preparano una versione più oggettiva. Insomma. anche se se le suonano di santa ragione, De Luca e de Magistris si assomiglia­no. Sono due sanguigni borghesi meridional­i amati dalla loro gente che nel deserto democratic­o li plebiscita di voti e, per ora, di fede. Il considera uguali a se, ma al di sopra di leggi e regolament­i da cui invece si sente stritolata. Li ama perché hanno il potere e lo usano senza risparmio, dunque possono fare miracoli. Finché durano loro a Napoli e in Campania i 5 Stelle e Di Maio non vedranno palla. Qui il populismo c’è già. E anche il reddito di cittadinan­za.

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