Una regione da valorizzare
L’esempio di Aquileia che ha investito con impegno sulle sue attrazioni storiche e culturali può servire da traino all’intero Friuli Venezia Giulia. E adesso la Fondazione farà spazio ai tirocinanti per avere idee nuove.
Cultura e turismo come motori di sviluppo»: frase ormai quasi abusata e che esprime un concetto oggi ampiamente condiviso. Abbiamo tutti peraltro sotto gli occhi esempi numerosissimi ed eclatanti dell’esatto contrario e cioè di come la cultura e l’arte, che l’Italia possiede in quantità e qualità impareggiabili, siano talvolta un peso per la collettività, oggetto di vandalismo e di sottrazioni. Un motore forse, ma certamente inceppato o fuso. Così come il turismo, che dà quest’anno positivi segni di ripresa e che, oltre alle stazioni balneari, vediamo concentrato in un numero limitato di città d’arte, mal regolato e gestito.
Eppure vediamo che il ministro Dario Franceschini, alcuni presidenti di Regione e molti sindaci hanno puntato molto sul binomio cultura/turismo, prendendo decisioni coraggiose ed assumendosi responsabilità importanti.
Perché i risultati stentano a vedersi? Un po’ perché sotto gli occhi di tutti sono i vandalismi, le sciatterie e alcuni musei semivuoti, che in altri Paesi sarebbero fonte di orgoglio nazionale e di grande attrattiva, mentre non a tutti sono noti i dati confortanti sull’aumento di visitatori in alcuni grandi musei meglio gestiti degli altri.
Un po’ perché il concetto della cultura e dell’arte come motore di sviluppo è bello e attraente, ma non facile da declinare.
La Fondazione Aquileia, formata da ministero dei Beni culturali, Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Udine, Comune di Aquileia e Arcidiocesi di Gorizia, ha il compito specifico di valorizzare il grande patrimonio d’arte e di storia dell’antica città romana e di farne una risorsa per il territorio in termini di aumento dei flussi di visitatori, di arricchimento culturale, di immagine per il Friuli Venezia Giulia.
In poco più di un anno, per un complesso di fortunate circostanze, siamo riusciti ad aumentare del 100 per cento i visitatori e a ottenere un’ottima ricaduta sui media nazionali, europei ed extraeuropei.
Per accelerare i tempi lunghi propri dell’archeologia, abbiamo puntato su una serie di mostre molto vicine alla sensibilità del pubblico in questi anni. In particolare quelle dedicate al museo tunisino del Bardo e a Palmira, inserite nel ciclo Archeologia Ferita, hanno voluto attirare l’attenzione sulla distruzione della memoria operata dal terrorismo fondamentalista.
Le iniziative espositive si sono affiancate a grandi interventi di copertura di mosaici - come l’Aula Meridionale della Basilica e la Domus e Residenza Episcopale - e al restauro dell’importante Sepolcreto romano.
A questo punto, sentiamo il bisogno di energie, di intelligenze, di competenze fresche. Mai come in questi anni si è allargato il divario tra quello che sanno coloro che, come me, appartengono alla generazione dei baby-boomers e i giovani e i giovanissimi. La Fondazione Aquileia vuol fare tanto e lo vuol fare in fretta. Per questo abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di partecipare al progetto Generazione Cultura che nei prossimi due anni assegnerà alla Fondazione tirocinanti interessati appunto ai temi della cultura collegati allo sviluppo. Occhi nuovi con cui guardare e teste nuove con cui pensare come interessare millennials e adolescenti alle fantastiche ed elegantissime novità raccontate dalle pietre e dai mosaici di Aquileia.