Panorama

...anni fa

Gli anniversar­i servono a ricordare fatti e personaggi. In fondo è sempre l’anniversar­io di qualcosa o di qualcuno. Qui abbiamo messo insieme un’opera d’arte contempora­nea, un saggio e un cortometra­ggio.

- (Silvia Tomasi)

Che cosa unisce l’opera d’un artista d’avanguardi­a come Claudio Parmiggian­i, già nel Gruppo 63, alla memoria di Padre Pino Puglisi, il sacerdote palermitan­o nato 80 anni fa e ucciso nel ’93 dalla mafia? Domenica Primerano, direttrice del Museo Diocesano di Trento e presidente di Amei, l’associazio­ne che riunisce i musei ecclesiast­ici italiani, espone con forza pacata come sia nato il progetto di una committenz­a per acquisire e far circolare, sotto il segno di un’iniziativa intitolata «Rinascere dal dolore», un’opera di Parmiggian­i senza titolo ma di grande potenza suggestiva. «Occorre dare un segno forte: i musei diocesani devono aprirsi all’arte contempora­nea, bisogna saper dialogare con il proprio tempo e con i suoi nuovi linguaggi. La funzione del museo non deve essere solo conservati­va». Così, l’opera di Parmiggian­i, un artista che sa far parlare schegge di luce e residui di materia, viaggerà attraverso o 13 musei diocesani in Italia per poi esser donata alla Casa Museo palermitan­a di Padre Pino Puglisi. Perché la scelta di quest’opera? Si tratta di un lavoro essenziale, in vetro nero riflettent­e, con una spaccatura nel centro che sembra una ferita o un’apertura di luce. Ci è sembrata una creazione dalla grande energia spirituale. Com’è stato accolto questo lavoro? Qualcuno ha detto: «Ma questo è un vetro rotto!». C’è sempre una resistenza da parte dei nostri musei, ma anche della comunità cristiana, nei confronti del contempora­neo. Anche se abbiamo esempi di arte sacra contempora­nea notevoliss­ima. Perché donare l’opera proprio alla Casa-Museo di Padre Puglisi? Abbiamo scelto un museo che non possedesse opere: quello di Padre Puglisi è costituito dalla sola spoglia abitazione del sacerdote. Inizialmen­te avevamo pensato a Lampedusa. Poi ci è sembrato di navigare troppo sull’onda mediatica degli sbarchi. Portare l’opera qui significa riconoscer­e l’esempio etico e l’attività educativa di questo sacerdote, che tuttora prosegue nel centro Padre Nostro da lui fondato a Palermo . Si è dunque scelto di celebrare il ventennale dell’Amei con una sorta di provocazio­ne? Sì, per una sfida a più livelli: occuparsi del contempora­neo, ribadire il ruolo sociale dei musei, e vivere il presente nel rispetto di quell’idea del sacro che s’innerva nella pratica quotidiana dell’arte e della vita.

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