LA SICILIA SERVA DA LEZIONE: LO SBARRAMENTO AI PICCOLI PARTITI È UNA VERA PRIORITÀ
Magari Matteo Renzi dovrebbe farsi due conti su quello che accade in Sicilia. Per aprire una trattativa con Angelino Alfano - che sulla carta ha il 3 per cento, ma in realtà molto meno - si è ficcato in una sorta di asta al rilancio, che per lui ha avuto un saldo estremamente negativo: ha rotto nell’isola con i bersaniani; è in bilico l’alleanza con il governatore uscente Rosario Crocetta; e rischia di dover pagare salato (si parla di una decina di seggi senatoriali) l’alleanza con il ministro degli Esteri alle prossime politiche. Un Alfano che porterà molto meno di quello che ha promesso, più o meno la metà del suo partito: quelli che non si sentiranno garantiti dall’accordo con Renzi, infatti, vedi Maurizio Lupi, già fanno le valige. Quindi, la prima indicazione che emerge dal laboratorio siciliano è che per rendere il nostro sistema meno permeabile al trasformismo e ai giochi di potere il primo strumento da introdurre nella legge elettorale, semmai si farà, non è il premio di lista o di coalizione, o quant’altro, ma una soglia di sbarramento vera (almeno il 5 per cento come prevede il tedesco), che impedisca ai piccoli partiti di fare il bello e il cattivo tempo. Solo che quanto sta avvenendo in Sicilia non promette nulla di buono, semmai è il primo segnale che dal confronto sulla legge elettorale uscirà ben poco. «La premessa dell’accordo con Renzi, se i patti saranno rispettati» ha spiegato ai suoi il titolare della Farnesina «è che la legge elettorale rimanga questa, visto che lui non vuol sentir parlare di premio di coalizione». In fondo Alfano svela l’uovo di Colombo: se ti allei con i centristi di ogni credo, si chiamino Alfie o Casini, è evidente che non puoi mettere in discussione il loro habitat, le regole che gli garantiscono la sopravvivenza. E il 3 per cento che il Consultellum prevede per Camera e Senato (qui solo per i partiti che si coalizzano) a loro può stare anche bene. Una soglia di sbarramento più alta, sarebbe letale. «Spero di sbagliarmi» è la riflessione laconica a cui si è lasciato andare Silvio Berlusconi «ma credo che Renzi abbia messo da parte l’idea del modello tedesco, e che preferisca tenersi la legge che ci ha rifilato la Consulta». E poco importa se siamo di fronte a un sistema schizofrenico che prevede i capilista bloccati alla Camera e le preferenze al Senato; o, ancora,il premio di maggioranza alla lista alla Camera e nessun premio al Senato. È il destino dei rivoluzionari a parole: partono per cambiare il mondo e finiscono per garantire lo status quo.