Commissioni farsa
Quelle parlamentari sono come molti enti: inutili Montecitorio o Palazzo Madama, fa lo stesso, le assemblee speciali costano tanto e servono a poco o a nulla.
Sarà la quindicesima in questo Parlamento: la commissione d’inchiesta sulle banche, approvata in seguito agli scandali di Etruria, Mps e Popolari venete. Con 20 senatori e altrettanti deputati, è destinata a indagare su trasparenza delle attività, stipendi dei manager e prodotti finanziari venduti. Per la presidenza è circolato anche il nome di Matteo Orfini. Una volta istituita, con le elezioni alle porte, pare però difficile che la commissione possa produrre esiti di rilievo. Intanto sono già 14 gli organismi d’inchiesta in attività (a fronte di 132 richiesti in questa legislatura), con i parlamentari intenti a indagare sui casi più disparati e dotati degli stessi poteri dell’autorità giudiziaria. I lavori delle 89 commissioni istituite dal 1948 a oggi (come ad esempio, stragi, terrorismo, fondi neri dell’Iri, terremoti dell’Irpinia e Belice) hanno magari gettato luce su vicende italiane opache. Ma nessun caso è mai stato riaperto o risolto grazie al lavoro del Parlamento. «Queste commissioni hanno senso se hanno un inizio e una fine. Se sono permanenti snaturano la propria missione», ossserva Pino Pisicchio, a capo del Gruppo misto alla Camera. E i costi per il Palazzo aumentano poiché, oltre alle spese vive per missioni, audizioni e consulenti, presidente e vicepresidenti percepiscono un’indennità maggiore. Rispettivamente, 1.269,35 e 239,9 euro euro netti al mese.