Barcellona vuole il divorzio da Madrid
Gli attentati invece di unire hanno diviso ancora di più la Catalogna dal resto del Paese. E l’1 ottobre si vota (forse).
Nemmeno gli attentati di Barcellona hanno fermato la corsa della Catalogna verso l’indipendenza. L’unità nazionale si è rotta sabato scorso, durante l’omaggio per le vittime della Ramblas, trasformato in una manifestazione a sostegno della secessione, con il re spagnolo Felipe VI circondato dalla bandiera degli indipendentisti. La Catalogna ci riprova, dopo il tentativo fallito del 2014, a separarsi dalla Spagna con un referendum di indipendenza che per Madrid è illegale. «I terroristi non cambieranno il nostro calendario, il prossimo 1 ottobre si voterà, abbiamo già comprato 6 mila urne» ha detto il governatore regionale catalano Carles Puigdemont. Sulla scheda elettorale la domanda sarà: «Volete che la Catalogna diventi una repubblica indipendente?».
Puigdemont sa che la gestione dell’attacco terroristico ha portato nuovi simpatizzanti alla causa dell’indipendenza. Per il politologo Joan Gonçalves, hanno influito due fattori: «I Mossos, la polizia locale, si è mostrata all’altezza, e l’esclamazione #NoTincPor, non ho paura, ha dato visibilità mondiale alla lingua catalana». Ma le dimostrazioni di stima non bastano, soprattutto se all’appello manca la sindaca di Barcellona, Ada Colau, che sulla questione rimane ambigua. Per questo il governatore catalano si è circondato di fedelissimi pronti a sfidare il Tribunale costituzionale, che potrebbe mandare in carcere la giunta regionale con l’accusa di aggressione contro lo Stato. C’è poi l’incognita economica. L’attentato di Barcellona rischia di danneggiare il turismo, il settore che ha trainato la ripresa. Con 7 milioni di abitanti, la repubblica della Catalogna sarebbe fuori dalla Ue e dall’euro. Per ora scopo del premier spagnolo Rajoy è evitare lo scontro. «La scelta di non usare l’esercito contro il terrorismo serve a evitare l’accusa di occupazione preventiva» dice Ignacio Camacho, editorialista del giornale Abc. Il premier si è limitato a chiedere la «rinuncia ai progetti di rottura». Per Camacho, il ruolo dei Mossos sarà determinante: «Se si schiereranno a favore della legge, impedendo l’installazione dei seggi elettorali, il referendum fallirà».
L’11 settembre a Barcellona ci sarà la Diada, il tradizionale incontro del popolo indipendentista. Anche se sondaggi dicono che solo il 44 per cento dei catalani vuole la secessione, la manifestazione sarà un evento che non passerà certo inosservato.
(Giulio Maria Piantadosi -da Madrid)