Panorama

Brexit, fuga da Londra

Molti cittadini Ue hanno già lasciato la Gran Bretagna. E, dice una ricerca, entro il 2019 saranno un milione.

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Il termine Brexodo forse è eccessivo, però rende l’idea: l’esodo dalla Gran Bretagna di molti cittadini Ue che vivono là. Dopo il referendum dello scorso anno che, a sorpresa, ha sancito l’uscita dall’Unione europea, alcuni se ne sono già andati, molti hanno le valigie pronte e moltissimi sono pronti a farle a stretto giro se la situazione dovesse peggiorare. I nuovi dati ufficiali parlano chiaro: l’immigrazio­ne netta, cioè la differenza tra chi entra e chi esce dal Paese, è scesa di un quarto nell’ultimo anno, e ora è 246 mila unità. Il calo è dovuto soprattutt­o alla decisione di 122 mila cittadini di tornare in Europa: il numero più alto da un decennio, a causa soprattutt­o dell’incertezza sul futuro.

Una tendenza che potrebbe accelerare ora che i negoziati tra Londra e Bruxelles segnano il passo e nessuno sembra disposto a dare garanzie sul diritto a restare dei cittadini Ue. Un sondaggio di Kpmg Internatio­nal (su circa 3 mila soggetti) prevede che un milione di persone si stia preparando a lasciare il Paese entro i prossimi due anni. Le loro motivazion­i sono che dopo la Brexit «non si sentono più benvenuti e apprezzati» e che la Gran Bretagna sta cambiando e non è più il luogo aperto che li aveva attratti.

A volersene andare sono i più richiesti sul mercato del lavoro: oltre il 50 per cento di chi ha un dottorato di ricerca o un master. Più qualificat­e e ben pagate le persone, più sono propense a lasciare; solo il 33 per cento di chi guadagna intorno alle 20 mila sterline all’anno medita la fuga, mentre tra chi ha uno stipendio oltre le 200 mila sterline la percentual­e schizza al 77 per cento.

«È del tutto razionale che i cittadini Ue vogliano andarsene, specialmen­te quelli che sono venuti qui per restare a lungo, dato che sanno che avranno meno diritti e meno garanzie in futuro» dice Jonathan Portes, professore di economia al King’s College e senior fellow dell’istituto di ricerca indipenden­te UK in a Changing Europe. «Dimostra che l’intenzione dichiarata dal Governo di poter scegliere chi resta, quindi gli immigrati qualificat­i più utili all’economia, è un’illusione, una pura fantasia».

Si rafforzano così i timori di una «fuga di cervelli» dalla Gran Bretagna. Sia il settore pubblico, in particolar­e gli ospedali e le università, che le imprese private soprattutt­o nel settore tecnologia (come la divisione inglese dell’Airbus), hanno già lanciato l’allarme sull’impatto di questo esodo sull’economia britannica, e sulla difficoltà crescente di trovare personale qualificat­o. (Nicol Degli Innocenti)

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