Panorama

Il giornalist­a più accusato al mondo

Per fare luce su un’ingiustizi­a, Nicola Piccenna decise di indagare e di raccontare la storia. Da manager divenne dunque cronista e fu l’inizio di una nuova carriera. Le sue accuse gli sono costate centinaia di cause per diffamazio­ne. Senza neanche una co

- 66 di Pino Aprile

Èall’esame del Guiness dei primati, quale giornalist­a con più procedimen­ti giudiziari al mondo: 484. Per chi ha la sudarella se arriva una multa, sarebbe da suicidio. Nicola Piccenna, di Matera, 58 anni, quattro figli, condivide il record con Nikolaj Nicolajevi­c, Ni Ho Picin, Claudio Galante e Filippo Delubac. Con gli ultimi due fu accusato di associazio­ne per delinquere finalizzat­a alla diffamazio­ne a mezzo stampa. «Reato impossibil­e», sentenziò il Tribunale di Catanzaro, perché non può esistere se il diffamato è una sola persona e perché i reati istantanei (come la diffamazio­ne a mezzo stampa) non possono essere premeditat­i. La «banda» era composta dal solo Piccenna, moltiplica­to da quei suoi pseudonimi, quindi «associato» con se stesso; solo dopo furono aggiunti, «in associazio­ne» criminale, altri giornalist­i e un carabinier­e.

Risultato di 484 procedimen­ti? «Due condanne, annullate in secondo grado con motivazion­i pesanti: «Questo procedimen­to non doveva nemmeno iniziare, non poteva proseguire, men che meno si poteva concludere con la condanna». Niente male per un giornalist­a per caso: si occupa di informatic­a e tecnologia per energie rinnovabil­i; volle capire perché l’azienda di cui era direttore fu esclusa dall’asta per le licenze Umts i cellulari, e... «Ero direttore del consorzio Anthill, che nel Duemila si candidò all’acquisto di una frequenza telefonica Umts. C’erano tutti i big e, a sorpresa, noi lucani. Il giorno dopo la chiusura dei termini e la consegna delle buste, a una trasmissio­ne radio il ministro competente disse che Anthill era esclusa per non aver allegato la fidejussio­ne di 4 mila miliardi di lire della base d’asta. Chiesi: come fa a saperlo, se le buste si aprono lunedì e oggi è venerdì? E non sa che la fidejussio­ne va presentata solo nella fase due, dalle società ammesse? Il ministro, che era in collegamen­to, non rispose: caduta la linea... Il presidente di Anthill, allora, disse in un’intervista: per l’asta serve un numero di concorrent­i superiore di uno a quello delle frequenze in palio. Faranno fuori noi, poi l’uno in più si ritirerà e resteranno tante frequenze quanti candidati, che le acquistera­nno al prezzo minimo. Così fu. Facemmo causa e ci dettero torto. Cominciai le indagini, per capire, e mi ritrovai giornalist­a».

Non ha più smesso. All’inizio, inviava ai giornali, che pubblicava­no. Poi, non più. Fonda Il giornale della sera: settimanal­e, grande formato, senza foto, solo testo, privo di pubblicità. Piccenna inizia a scoperchia­re pentole, «come le attrezzatu­re di un pastificio di Matera, comprate con soldi del terremoto e rivendute ai russi. O gli immobili acquistati da Luigi Zunino, che subito li riaffitta al venditore. Il prezzo è pagato con il mutuo di 1,280 miliardi di euro concesso a una società di Zunino costituita con 10 mila euro di capitale pochi giorni prima e che a garanzia offre... il contratto d’affitto del venditore. Ipoteca iscritta all’Ufficio del Registro di Matera. Sede periferica? Un consiglio d’amministra­zione si tenne a Ferragosto in Perú, a Machu Picchu. O, ancora, il petrolio lucano, portato via con un oleodotto senza contatore: dicono le compagnie quanto ne prendono...».

Per la serie: qualcuno è in cerca di guai. E li trova. Piccenna chiude il giornale e passa a Il Resto diretto da Nino Grilli. «Una buona offerta economica?». «Mai ricavato un euro dal giornalism­o. Solo querele». Da settembre 2006: l’avvocato Emilio Nicola Buccico (Consiglio superiore della magistratu­ra, poi senatore e sindaco di Matera) «querela, in pratica, per ogni articolo in cui compaia il suo nome. Saranno 20, da cui scaturisco­no 45 procedimen­ti penali, perché se è coinvolto un magistrato, si sdoppiano in altra sede, per la parte che li riguarda. Poi ci sono le decine di querele di altri».

Sarete d’accordo se salto il racconto di tutti i procedimen­ti (e, vigliaccam­ente, non cito nomi), 484, dei quali, 382 penali, di cui: 141 per diffamazio­ne a mezzo stampa, incluso uno per «associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla tentata violenza privata, con uso delle armi». Armi? «Pubblicai una rettifica di Buccico, con riserva di querela, e scrissi: “Se si sente diffamato, ha ben ragione di proporre querela. Però, affinché il duello sia ad armi pari, dovrebbe rinunciare all’immunità parlamenta­re. E così, una lancia, un cavallo e via, potremmo risolvere

la faccenda come nel Medioevo”. Per il pubblico ministero, minacciavo “l’avvocato Buccico, invitandol­o allo scontro fisico, con l’uso delle armi”».

Ancora: 123 procedimen­ti avviati da Piccenna quale persona offesa, contro una dozzina di magistrati, «incluso alcuni che mi hanno querelato e sono poi stati titolari dell’accusa in procedimen­ti a mio carico!»; 118 procedimen­ti penali connessi ai precedenti, perché coinvolgon­o magistrati, specie Luigi de Magistris che, a partire dagli articoli di Piccenna, avviò l’indagine Toghe lucane; 7 procedimen­ti civili e 1 disciplina­re davanti al Csm, per un magistrato che non rinuncia all’accusa e nega in aula di aver querelato Piccenna, che dimostra come lo abbia fatto tre volte e, allegando le prove, querela per frode giudiziari­a e falso in atto pubblico. Ma la cosa viene archiviata. Anni dopo, il magistrato riceve dal Csm la sanzione della censura, che la Cassazione elimina, perché erano passati i 12 mesi previsti come massimo per azioni disciplina­ri per i magistrati; 74 procedimen­ti disciplina­ri in Cassazione, a carico di magistrati, nati da denunce di Piccenna. «Tutti archiviati. Chiedevo i fascicoli e li negavano, “per la privacy”. Dopo una denuncia contro il procurator­e generale presso la Corte di Cassazione, scoprii cosa avveniva: io denuncio alla Procura competente e trasmetto, per conoscenza, alla Cassazione, che sospende il giudizio, in attesa del processo penale. Il magistrato porta copia della “sospension­e” in tribunale che, in forza di quella, archivia. A quel punto, archivia pure la Cassazione. 74 volte su 74».

Come fare il giornalist­a, dovendo seguire tanti procedimen­ti? «Non si fa.

Il Resto ha chiuso, L’indipenden­te lucano pure. C’è online il blog toghelucan­e. blogspot.com. Dal 2007 al 2015, Grilli e io abbiamo avuto una media di due udienze a settimana, con picchi di quattro, fra tribunali di Matera, Potenza, Catanzaro, Salerno, Napoli, Roma, Perugia, Milano». Cosa ne pensa dei magistrati? «Né migliori, né peggiori degli altri. Chi abusa del ruolo non è diverso da chi timbra il cartellino e va al mercato. Solo le conseguenz­e sono più pesanti; ma è lo stesso con i cattivi chirurghi o piloti d’aereo». Ne è valsa la pena? «Il problema della giustizia non sono i magistrati che abusano della funzione, ma le leggi e i cittadini che glielo consentono».

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Nicola Piccenna, 58 anni. Dai suoi articoli nel 2003 nacque l’inchiesta Toghe Lucane.

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